Vecchi stolti: bendati

Vecchi stolti: bendati

Procediamo bendati, perché non vogliamo vedere quel che si para, gigantesco, davanti ai nostri occhi. Quando si è costretti a sbirciare, non potendo negare l’evidenza, proviamo a negare la conseguenza. Ancora pochi anni e l’Italia sarà un ricordo per vecchi egoisti.

Quando suonerà la campanella del prossimo anno scolastico entreranno a scuola 120mila bambini in meno. Perché non esistono. Ma questo è niente, perché i debuttanti a settembre sono nati cinque anni fa, mentre l’anno scorso l’Istat ha registrato il record negativo delle nascite: 400mila in meno. L’accelerazione è impressionante, perché le proiezioni parlando di 1 milione e 100mila in meno nel 2036 (dato con il quale è costruita la spesa prevista nel Pnrr).

E poi? Poi niente, vorrà dire che a scuola ci torneremo noi, vecchi rincretiniti che non sapemmo far di conto e non ci accorgemmo che ci stavamo estinguendo.

Bene, ora dimenticate questi numeri e provate a ricordare di che si parlava le ultime volte in cui avete sentito discutere di scuola: classi pollaio e assunzioni dei precari.  Ma se i bambini diminuiscono, come cavolo fanno le classi ad essere più affollate? È che ci si occupa della scuola solo per quel che riguarda chi sta o vorrebbe stare in cattedra (o in segreteria, o è Ata, che se dici “bidello” s’offendono), mai per quel che riguarda chi sta sui banchi. Noi alle elementari eravamo una quarantina. E si bocciava. Ora sono assai meno, ma si promuove tutti.

Amiamo occuparci dei vecchi e di chi spera d’invecchiare per smettere di lavorare, dei giovani e di chi dovrebbe imparare a lavorare ce ne infischiamo.

A chi ama le sensazioni forti consiglio un libro di Roberto Volpi: “Gli ultimi italiani”. Non è che contenga clamorose novità, ma suggestive conferme. E siccome l’autore ha capito che il tema non interessa nessuno, che tanto oltre alla prima persona singolare e al tempo presente non si spinge la politica, prova un approccio quasi narrativo, ambientato nel 2070: un viaggiatore si muove fra il Nuorese e la Maremma, il Molise e il Vercellese, giunge al Foggiano e in Sicilia e non riesce ad augurare il buon giorno a nessuno, perché non incontra nessuno. Semmai, di tanto in tanto, qualche vecchio sordo.

Prima della pandemia, <<nel biennio 2018-2019 ci sono state 21 province con almeno 200 morti ogni cento nati; 47 province con 150-199 morti ogni cento nati; 38 con 100-149 morti ogni cento nati. La condizione demografica ordinaria, normale, di più nati che morti si registra in una sola delle 107 province italiane, quella di Bolzano>>. Così procedendo nel 2070 ci saranno 12.1 milioni di italiani in meno rispetto ad oggi. Meno di 40 milioni entro la fine del secolo.

Vabbè, si dirà, c’è tempo. No, è proprio quello che manca, perché un simile andamento o si inverte entro dieci anni o non si inverte più, perché se le donne in età fertile non faranno figli adesso poi mancheranno in numero necessario a evitare il deserto indigeno. Vabbè, si dice anche, ma si può ben vivere in di meno.

A parte la tristezza del vivere fra vecchi, è vero, si può vivere in di meno, ma non si può vivere di rendita, perché quell’andamento demografico esclude che si possa mantenere uno stato sociale come quello che oggi conosciamo, che ci s’industria ad allargare e non ci si pone il problema di come finanziare. Almeno questo dovrebbe svegliare l’attenzione. E invece no. Non si riesce a credere che sia vero il vero.

Mentre gli studenti diminuisco, quindi, si parla di classi pollaio e docenti da assumere, che si dice per gli italiani che diminuiscono? Qui si arriva al fenomenale: si promettono aiuti economici a chi fa figli. Si assume che si facciano meno figli per povertà, laddove è solare che se ne fanno meno per ricchezza. Il Nobel per il denaro sprecato non ce lo toglie nessuno.

L’assegnino dell’assessore o del ministro non innesca una gravidanza. Una società ricca, forse, farebbe più figli se sapesse che ciò non comporta diventare i loro servitori per venti anni (quindi servono scuole, palestre, servizi) e loro finanziatori finché non andranno in pensione (quindi scuola formativa e selettiva, mondo del lavoro permeabile, concorrenza con vecchi da rimuovere). Troppo difficile, meglio prendere un cane.

Bon, forse non ci sarà da mettere annunci, qualcuno interessato a venire ad abitare le nostre lande e le nostre case si trova. Dispiace? Allora togliere la benda e guardare quei numeri.

La Ragione

 

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