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Fatta la solita premessa, ovvero che tocca alle autorità inquirenti accertare i fatti e a un tribunale attribuire le responsabilità e quantificare le pene, ricordato ai moralisti che ospitano gli immorali che il garantismo non è un piacere fatto ai criminali, ma il fondamento del diritto per le persone oneste, sicché non esiste giusta pena senza giusto processo, fatta la premessa, proviamo a guardare oltre le valigiate di quattrini (altro che “bustarelle”) e sforziamo di comprenderne il significato. Il che ci allontana dallo scandalismo e ci riporta alla politica. Ci sono tre questioni da mettere a fuoco.

1. Sulla base di quel che è stato reso noto, non ci troviamo davanti a un tema di corruzione “classica”. Che è un reato perché manomette il mercato e crea una costosa disfunzione. Far vincere l’impresa X al posto della Y, che ha prodotto e offerta migliori, genera un’utilità illecita e provoca una disutilità collettiva. Ma lo scopo è l’arricchimento, non il sovvertimento. Qui, invece, si parla di denari per influenzare orientamenti politici, attinenti alla geopolitica o, se preferite, alla politica estera.

Non è una novità. Si potrebbe dire che, una volta crollato il comunismo, la Russia ha investito (appoggi e quattrini) nella destra, mentre il Qatar ha trovato interlocutori a sinistra. Entrambi, credo, se ne fregano della nostra destra e della nostra sinistra, serve loro influenzare la politica. Che è cosa molto diversa dal corrompere e, non a caso, materia di cui si occupano anche i servizi di sicurezza, alias segreti.

2. Queste influenze si esercitano sulle politiche nazionali e relativi interessi economici e culturali. Basta essere appassionati di calcio per sapere che la presenza del Qatar non è una novità, come non lo è nel mercato immobiliare. Se si muovono soldi e influenza sul e nel Parlamento europeo capita anche perché da fuori si sono acconti di quello che a molti europei sfugge: quel Parlamento conta. Ha un peso nel creare contesti politici. I putiniani ci hanno provato eccome, in quell’emiciclo, compiacendo i poteri cui si mostravano scompostamente devoti.

Senza offesa per nessuno, ma capita troppo spesso che gli eletti in quel Parlamento abbiano scarsa caratura politica. E capita, anche per colpa dell’informazione, che nessuno ne segua l’attività. Come fosse una sine cura ininfluente. Sarà bene cambiare atteggiamento all’interno, oltre che vigilare affinché nessuno li compri dall’esterno.

3. Il che porta a un delicato problema politico e di diritto. Il primo consiste nel fatto che ciascun parlamentare deve essere libero di esprimere il proprio pensiero, anche ove consista in amorevoli lodi per la Russia o il Qatar, senza che nessuno si possa permettere di togliergli la parola. Gli si risponda, ma lo si lasci libero e senza accusarlo d’essersi venduto. E sia libera la difesa anche degli interessi economici (che con il Qatar ci sono eccome). Altrimenti s’ammazza il Parlamento.

Il problema di diritto è che un parlamentare greco è stato arrestato dalla procura belga. Non ho il minimo dubbio sull’esistenza di elementi a giustificazione (per il resto se la vedranno con un tribunale), ma ne ho sull’opportunità che questo avvenga. La norma che lo consente si riferisce alla flagranza, ma una cosa è se spari a qualcuno, altra se accumuli soldi. Può farlo solo la procura ove ha sede il Parlamento? Perché per la flagranza dello sparo no, possono tutte le europee, mentre per i soldi che succede se un parlamentare francese viene arrestato in Ungheria, dopo che gli hanno piazzato i soldi in camera? Non è questione secondaria. Più è importante il Parlamento (e lo è), più questi problemi si deve porli.

Certo che gli europei sono colpiti da quelle montagne di banconote, ma le forze politiche europee commettono un grave errore ad accompagnarle con concetti quali: mele marce; vanno isolati; condanniamo e così via svicolando. Se non vogliono marinare in un inutile e malefico moralismo devono affrontare il problema più grosso: del Parlamento europeo si occupavano più gli altri che loro.

 

La Ragione

 

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