Scienza e politica. Quando la verità anti-covid diventa ragione di Stato

Scienza e politica. Quando la verità anti-covid diventa ragione di Stato

Scritto da Nino Arrigo, stradeonline.it

 

La polarizzazione tra fake news e verità, a tal punto da giustificare una task force governativa, sembra uno degli aspetti inquietanti di questa crisi. E brandire Conte come amuleto (o santino) scaccia Salvini sembra assolvere alla stessa funzione.

La verità è più forte, paradossalmente, quando si fa debole, multiprospettica, ricca di sfumature, relativista, mai deterministica.
Ce lo hanno insegnato, da Heisenberg in poi, la fisica quantistica, la cibernetica, la teoria dell’informazione, l’epistemologia post-popperiana, l’ermeneutica filosofica e letteraria, il post-strutturalismo, il pensiero della complessità.

Sarebbe più utile studiare, vagliare le fonti con spirito critico, piuttosto che dispensare verità di Stato. L’apporto della filosofia e della cultura umanistica nella scienza novecentesca risulta determinante (Heisenberg, Bohr, Prigogine, Mandelbrot sono anche filosofi).

Anche le scienze cosiddette esatte subiscono, dunque, processi di creazione. Il ruolo dell’osservatore, che modifica l’esperimento col suo punto di vista, inaugura l’atteggiamento ermeneutico (ovvero un mondo dove non ci sono fatti ma soltanto interpretazioni, e questo è un fatto), proprio della filosofia. Il metodo della verifica positivista lascia spazio al criterio di falsificazione. Si introduce la critica all’eccessivo specialismo delle discipline, da Ortega a Morin. E, per certi versi, si riscopre il pensiero greco delle origini dove scienza e filosofia non erano separate.

Eppure, la discussione scientifica ai tempi del coronavirus, paradossalmente, sembra aver spostato le lancette dell’orologio di secoli. Potrebbe essere utile, per riflettere sull’attuale scontro tra verità e menzogne, scienza e anti-scienza, libertà di informazione e nuove pravde, evocare la famosa beffa di Sokal. Alan Sokal è un fisico che, un bel giorno, si fa beffa dell’intera comunità scientifica internazionale, dei suoi dogmi e delle sue certezze, legate anche a meccanismi di potere (e in materia sarebbe utile almeno leggere il Feyerabend di Contro il metodo, e poi Morin).

Sokal pubblica uno studio su una delle più autorevoli riviste accademiche e scientifiche. Lo studio rispetta, formalmente, tutti i criteri di scientificità ma non veicola nessuna informazione e nessuna ricerca. Chi non ha paura della scienza libera potrebbe rifletterci sopra. Oggi, se un autorevole scienziato viene citato da un ipotetico no vax, l’autorevole scienziato rischia di diventare automaticamente un no vax per magia simpatetica. Oppure un dispensatore di fake news, seppellito di insulti dall’orda dei social.

Ebbene, questo pericoloso assunto sta diventando virale sui social grazie anche alla complicità di testate on line che polarizzano lo scontro. Riducendo la complessità della discussione e, peggio, imponendo il silenzio e la censura.
E adesso arriva anche una commissione governativa.

Ma tra chi ha sconfitto una pericolosa epidemia di Colera e chi ha scoperto la formula per fare l’amuchina in casa da uno studio televisivo, francamente preferiamo il primo. Della possibile fuoriuscita del virus da un laboratorio di Wuhan sentiremo parlare a lungo. Forse, più che ostinarci nell’inane quanto futile ricerca della verità sul virus, prodotto di zoonosi o creazione in laboratorio, sarebbe più interessante insistere sulla libertà di parola, sul pluralismo dell’informazione e sul conflitto delle interpretazioni che fondano una liberal democrazia.

Quale sarà la verità di stato? I siti anti bufale faranno petizioni per revocare il Nobel allo scienziato controcorrente di turno? Diranno che ha scambiato la medaglia della prima comunione per il prestigioso premio? Diranno che non si trova nel sito del Cineca? E non saranno il gioielliere di Bologna o il barbiere di Siviglia (“sbufalatori” per hobby) a impedire a uno scienziato con una storia alle spalle, che ha fatto una ricerca accurata e analitica, di dire la sua. Speriamo.

Oppure, potrà anche arrivare (al peggio non c’è mai fine) la censura da parte del comitato tecnico scientifico, di un governo a maggioranza no vax e terrapiattista, che crede soltanto nelle verità scientifiche assolute, rappresentando l’argomento di Bellarmino contro Galileo. Una “verità” può essere proposta come tale solo se si dimostra inconfutabile e definitiva, non solo se è scientificamente fondata. La caccia alle streghe e agli untori rimane aperta, in un medioevo della democrazia che riscopre la Pravda.

Forse sarebbe opportuno, prima di condividere ipotetici siti antibufale che smentiscono scienziati e premi nobel, verificarne il comitato di redazione. Dove spesso troviamo dal prestigiatore all’appassionato di calcio o film horror, allo speaker radiofonico o quello che si veste sempre di nero. Di tutto. Tutti rigorosamente dilettanti allo sbaraglio. Nessun professionista. Sarà un mestiere redditizio. Non occorre studiare, è sufficiente fare una montagna di click calunniando scienziati e professionisti.
Per uno studioso serio vagliare le fonti è importante. Dovrebbe esserlo anche per un internauta diligente.

I complottisti, no vax, terrapiattisti, sono oggi al potere, dicevamo. E rovesciano le carte in tavola. Il Patto Trasversale per la Scienza, infatti, è firmato anche da Beppe Grillo. Ossia da chi ha divulgato, vendendo complotti, il terrore nei riguardi della scienza. E mentre noi stiamo a casa e litighiamo sui social il potere, tomo tomo quatto quatto (avrebbe detto il grande Totò), allunga i suoi tentacoli sulle più importanti società partecipate dallo Stato.

Come diceva il filosofo di Treviri, la storia si ripete sempre due volte: la prima come tragedia, la seconda come farsa. E forse noi la tragedia ce la stiamo lasciando alle spalle, in attesa dell’auspicabile fase due. La farsa non è detto. Infine, su tutti noi incombe, quasi minacciosa, la questione della “ragion di stato”, da far prevalere su tentazioni libertarie e anarcoidi. E non è un argomento che si risolve facilmente. Proviamo a chiamare in soccorso la grande letteratura.

Billy Bud, Sailor è uno dei racconti più intensi di Herman Melville. Breve e perfetto nella sua struttura drammatica.
Tocca al comandante della nave (lo “stellato” Vere), Ponzio Pilato che non si lava le mani, condannare a morte, crocifisso all’albero maestro, Billy nei panni di un novello Cristo per un suo atto di insubordinazione. Pur simpatizzando e soffrendo con lui. Pur riconoscendo la sua innocenza. Spetta sempre al comandante della nave la responsabilità del suo equipaggio.

E la morale del racconto ci inchioda, appunto, alla “ragion di stato”, ma anche alle responsabilità del capitano in preda a un profondo, insolubile, travaglio di coscienza. Dio benedica lo “stellato” Vere, Herman Melville e il dramma di tutte le coscienze profonde. Guai ai superficiali!

Come diceva un grande milanese spesso, durante gli eventi catastrofici, il buon senso se ne sta nascosto per paura del senso comune. Oggi, alla vigilia della festa nazionale della liberazione dal nazi-fascismo, sono in tanti gli antifascisti che ratificherebbero una nuova dittatura. Demonizzando le voci critiche, seppellendo il buon senso per paura del senso comune.

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