Punire gli elettoralismi

Punire gli elettoralismi

In Ucraina i Russi non sono in grado di vincere e Putin non è in grado di perdere: questo, purtroppo, comporta un allungarsi della guerra. Speriamo che non comporti anche l’utilizzo di armi biologiche e nucleari, che verrebbe presentato come tattico, ma che, in realtà, sarebbe dovuto solo alla disperazione russa: significherebbe sconfinare e sarebbe come entrare in un inferno.

Contare – come fa qualcuno – sul cedimento ucraino, da cui deriva la richiesta di non mettere gli ucraini nelle condizioni di resistere – ossia, di non dare loro armi – è un calcolo immorale, da un lato, e miope, dall’altro. Infatti, quando ci sono un aggredito e un aggressore, pensare di risolvere la questione con il cedimento dell’aggredito è immorale. Inoltre, ritenere che con la resa degli ucraini si ricomincerebbe a vivere normalmente è da miopi, perché non è questo che accadrebbe. Anzi, al contrario, bisognerebbe fare i conti con una Russia che continuerebbe a mettere in una condizione di squilibrio l’intera area.

Non è un caso, infatti, che Paesi come la Polonia escludano categoricamente una soluzione di questo tipo, perché, per loro, sarebbe come tornare ad un incubo del passato e sarebbe così anche per noi. Quindi, questa soluzione è da escludere.

Dunque, posto che questa è la condizione in cui viviamo e posto che non siamo stati noi a crearla, il tema centrale è come riorganizzare il fronte interno: ciò che noi dobbiamo fare, nell’attività legislativa, è non fermare le riforme.

Ci sono componenti politiche, prevalentemente di centro-destra, che pongono ostacoli alle riforme, ad esempio per quanto riguarda la riorganizzazione fiscale. Ci sono altre forze politiche, nel centro-sinistra, che provano a porre dei limiti e dei rallentamenti nelle riforme, per esempio nel campo della giustizia.

Sbagliano entrambe! Noi abbiamo bisogno di recuperare al più presto la capacità di riformare il Paese, perché l’Italia è ferma da trent’anni e non da trenta giorni: da trent’anni noi cresciamo meno degli altri. Dobbiamo metterci nella condizione di poter trarre il miglior frutto dagli investimenti imponenti, che ci sono consentiti dai fondi europei e, per farlo, è fondamentale approvare le riforme.

Pensare che il governo abbia lo strumento per alleviare o cancellare l’aumento del prezzo delle materie prime, energetiche o alimentari, è semplicemente fuori dalla realtà. È un problema che esiste da molto prima della guerra. Dunque, significherebbe soltanto spostare quei fondi dall’impegno preso verso gli investimenti al dolore che comporta quel che succede.

Gli investimenti, infatti, vanno in parallelo con le riforme e sono volti a predisporre un futuro di maggiore crescita e di maggiore dinamicità del mercato. Effettuare questo spostamento di risorse sarebbe un errore, perché sarebbe come mettere i soldi che pagheremo in futuro al servizio di un presente che è in gran parte passato.

Pertanto, il Governo fa benissimo a resistere su un ulteriore sfondamento del deficit, perché questo indebolirebbe l’Italia. Dobbiamo concentrarci sulla capacità di spendere quei soldi, perché il problema non è la quantità di soldi, ma la capacità di utilizzarli. Pensate agli investimenti produttivi, che creano occupazione, che si potrebbero fare nel campo delle energie rinnovabili.

Bisogna correre per realizzarli e non distribuire quattrini perché le cose rimangano come sono! Questi progetti rafforzerebbero il Paese e lo affrancherebbero da quel mix energetico di cui oggi piangiamo l’assenza.

Se le forze politiche si concentrano solo sul far partire la campagna elettorale e sul caratterizzarsi, è giusto che gli elettori le puniscano.

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