Muleta nera

Muleta nera

Qualche volta il toro vince e incorna il torero. Capita quando non si lascia distrarre e mette bene a fuoco l’avversario. Quasi sempre, però, perde, perché si lascia distrarre dal drappo rosso, dalla muleta. Prova ad incornare quella e viene infilzato a morte. Passi che l’opposizione ha appena finito di perdere le elezioni, passi che il governo al debutto ha sempre un fascino che trascina la comunicazione, ma non si può correre in massa appresso alla muleta nera, facendo finta di star facendo la guerra di resistenza. Ci si sta solo facendo distrarre.

Se la destra proclama l’opportunità che il merito trionfi negli studi, non è che si possa aprire un dibattito su quanto possa essere asociale il merito. Intanto perché il merito è una bellissima cosa e poi perché la sola sensata da fare è chiedere: cioè? Come pensate di farlo valere, il merito? Come lo misuriamo? Sui banchi o anche in cattedra? Mentre la reazione di un drappello di svaganti intellettuali, che quando sono in vena d’autocritica s’incensano dicendosi “elitari”, è stata quella di vestire i panni di chi difende i somari. Sia quelli in cattedra che quelli dei banchi.

Quando la Corte costituzionale comunicò che l’ergastolo ostativo era da cancellare, la destra balzò a dire: giammai. Ora lo hanno cancellato, mettendo in un decreto il testo di una proposta di legge che non avevano votato, nella scorsa legislatura. Astutamente, però, hanno manifestato festosa vittoria. Il bello è che quanti quella proposta l’avevano votata sono caduti nella trappola, hanno dato per assodato che ancora esista il vincolo della collaborazione con la giustizia e si sono intestati una bislacca battaglia per la liberazione degli ergastolani. Roba raffinata.

A Modena il rave party è stato sgomberato nel modo più sereno, senza pugni né duri né morbidi. Bravi gli operatori presenti. Dopo di che il governo ha varato un decreto che grida vendetta al cielo, scombiccherato, senza che ci fosse alcuna urgenza, scritto in stato di alterazione logica e sintattica. Ma sono stati abili con la muleta nera: linea dura contro l’illegalità.

E anziché dileggiarne gli errori, la cui consapevolezza traspare anche dalle dichiarazioni del ministro degli Interni, si sono buttati sull’accusa di volere uccidere le libertà e creare un regime autoritario, come se la libertà consistesse anche nell’occupare roba altrui, guadagnare soldi in violazione della legge, spacciare e consumare droga fino a sballarsi cervello e budella. E anche questa è fatta.

La muleta nera è così efficace, nell’intestarsi quel che ogni persona civile desidera, ovvero legge e ordine, che quando la destra al governo decide di reintegrare subito i medici non vaccinati e condonare le multe fatte con un consenso quasi unanime del Parlamento, oppositori e pensatori si rimettono a parlare dei vaccini e non s’accorgono che quel condono è l’esatto opposto di legge e ordine: fregatevene della legge e campate nel disordine.

Così i tori si perdono i rilievi di Letizia Moratti, di sicuro non schierabile a sinistra, la quale (giustamente) rileva il pericoloso cambio di rotta e il rischio di sprecare il lavoro sanitario fatto. E si perdono il Carlo Nordio libero pensatore, che andrebbe presentato al Nordio ministro, ricordandogli quel che sosteneva: è stolto portare tutto al penale ed è illusorio alzare le pene, tanto più che i giudici tenderanno a comminare le pene più lievi.

Anziché irridere la muleta nera, ricordando che la pericolosità sociale non è mai uscita dal codice penale, che quelli di Modena sono processabili per una collezione di reati esistenti da decenni, che la stragrande maggioranza degli italiani vaccinati non merita d’essere presa in giro, preferiscono provare a incornare il drappo del “regime”. Rinunciando a stare ai fatti ed avvertire che: sotto la muleta, niente.

Intanto il pil cresce e il gas cala, ma nell’arena il torero che fu all’opposizione se ne giova e il toro che tirò la carretta ora tira cornate a vanvera.

La Ragione

Share