Luigi Einaudi e la successione

Luigi Einaudi e la successione

Un liberale come Luigi Einaudi attribuiva al merito un significato individuale, tale per cui la societa e l’organizzazione economica devono premiare l’intelligenza, la fatica e il lavoro del singolo individuo, mentre ciò non vale nel caso di chi eredita una piccola o grande fortuna da quel singolo individuo che l’ha accumulata nel tempo.

Eppure lo stesso Einaudi sottolinea una cosa di buon senso, ovvero che chi “fa i soldi” non li fa soltanto per sé stesso o per la gloria ma esattamente per passare questa ricchezza ai propri figli o in generale a chi egli ritenga degno di riceverla al momento della propria morte (anche prima, tramite delle donazioni). Quindi bisogna stare attenti a inventarsi un’imposta di successione espropriativa che tolga all’individuo tutto o quasi il patrimonio nel momento in cui egli passa a miglior vita: si corre il grosso rischio
di togliere una delle motivazioni principali ad avere successo economico.

La situazione peggiora quando le imposte di successione di livello espropriativo vengono utilizzate per finanziare la cosiddetta “spesa corrente” e non quella “in conto capitale” per investimenti di lungo termine. Il rischio é che le ricchezze accumulate dagli individui vengano dissipate senza che queste abbiano il tempo di ricostituirsi (grazie alla residua voglia dei cittadini di accumularle, messa a dura prova dalle aliquote eccessive dell’imposta stessa).

D’altra parte, secondo Einaudi é più che giusto che l’imposta di successione serva ad appianare almeno in parte le differenze nei punti di partenza conseguenti ai diversi patrimoni familiari. Tuttavia, l’imposta di successione dev’essere ben congegnata, tenendo presente esigenze diverse che ‘spingono’ in direzioni diverse, per cui é necessario trovare un compromesso intelligente.

Einaudi esplicitamente apprezzava la cosiddetta proposta del “sistema Rignano” (nulla a che fare con il Comune di nascita di Renzi, ovviamente, ma un riferimento all’ingegner Eugenio Rignano che la ideò). Partendo dal presupposto che lo Stato deve utilizzare i proventi per finanziare spese di investimento e non dev’essere pagato in natura ma in denaro (per evitare che accumuli beni — per esempio immobili – di cui farebbe calare pesantemente il valore nel momento in cui decidesse di disfar ìsene per esigenze di cassa), il “sistema Rignano” consiste nell’esentare il primo passaggio successorio (da Tizio al figlio Caio), mentre tutti i passaggi successivi sono tassati per un
terzo del patrimonio iniziale e i pagamenti delle imposte garantiti da un’ipoteca messa dallo Stato sui beni del defunto Tizio. Dunque il nipote Sempronio paga il primo terzo, il bisnipote Caio iunior il secondo terzo e il trisnipote Sempronio iunior l’ultimo terzo. A questo punto l’eredita iniziale sarebbe completamente incamerata dallo Stato, ma tutti i membri della famiglia che eredita possono conservare l’intera eredita iniziale se a ogni passaggio successivo al primo sono in grado di risparmiare una somma pari al terzo del patrimonio iniziale che dev’essere pagato allo Stato, cosi da avere risorse aggiuntive per farlo.

Tanto per essere chiari: per un’eredita di 900mila euro gli eredi a partire da Caio devono risparmiare 300mila euro aggiuntivi per pagare le imposte dovute e preservare il patrimonio iniziale.

La Ragione, 14 dicembre 2022, pag. 3

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