La marea vista da Trieste

La marea vista da Trieste

Troppi parlano dei soldi europei come di una marea salvifica, dimenticando che non si tratta solo di prenderli, ma anche di saperli usare, di non sprecarli. E da Trieste si vede bene come chi prova a navigare la marea rischia di non trovare un porto decente, per l’attracco.
La prima cosa che si vede, da Trieste, è confortante: nel Paese che polemizza su tutto e che fa baruffa fra fazioni anche quando non si distingue una fazione dall’altra capita che attorno all’Autorità portuale si registri il giudizio positivo delle maestranze e degli operatori economici. Evviva. La seconda parte è meno esaltate: lo hanno rimosso.
Non sono un esperto del ramo (ammesso ne esistano capaci di compulsare l’intera legislazione), sicché non sdottoreggio. Ma ho conservato il buon senso e i fatti lo tradiscono. Un signore (Zeno D’Agostino) è nominato commissario nel 2015, per poi divenire presidente della stessa Autorità nel 2016. Oggi, nel giugno 2020, partendo da un’informativa spedita alla Guardia di Finanza, l’Anac, l’Autorità nazionale anti corruzione (che va benissimo si avversi la corruzione, ma che pensereste di una famiglia che assegna allo zio il ruolo di garante contro la violenza carnale?), stabilisce che il citato presidente ed ex commissario non poteva neanche essere nominato, a causa dell’incompatibilità iscritta in una legge stabilente non potere guidare la società controllante chi guidò una controllata. Ora, a parte il fatto, che leggo e non conosco, che neanche si darebbe il caso, visto che l’attività nella controllata sarebbe stata senza remunerazione e senza poteri, il buon senso dice: o di questo ci si accorge prima della nomina, o, malauguratamente, subito dopo, mentre la rimozione, per quel motivo, quattro anni appresso certifica l’inosservanza e, al tempo stesso, l’inosservabilità della legge. Ovvero il peggio possibile immaginabile.
Ora provate a guardare, da Trieste, la marea di soldi in arrivo e cominciate a tremare per quanti ostacoli saremo capaci d’inventare, per quante inchieste saranno innescate poi, per quanti cavilli faranno stramazzare i cavalli e per quanti carichi finiranno nelle acque del nulla sol perché non si sarà trovata l’autorità responsabile di stabilire a quale molo attraccare, né un vicario che si prenda la responsabilità di dirottare o un vice reggente che decida di operare. A quel punto so già cosa dirà il governo: nominiamo un commissario. Con il che si torna alla casella di partenza, passando gli anni successivi a stabilire se era legittimo o meno.
Il caos legislativo, l’orgia regolamentare e il sovrapporsi delle (presunte) autorità avvelena anche te. Imponigli di smettere.

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