La concorrenza mancata

La concorrenza mancata

La Commissione Europea aveva recentemente e per l’ennesima volta dato un ultimatum al nostro Paese per risolvere al più presto la questione delle concessioni balneari e peraltro la decisione di prorogarle al 31 dicembre 2024 era già stata bocciata dal Consiglio di Stato. Ebbene, la Corte di Giustizia Europea ieri ha risposto ad un quesito del Tar Puglia stabilendo la validità ed immediata applicabilità della direttiva Bolkestein e l’illegittimità di ogni proroga: “Le concessioni non possono essere rinnovate automaticamente ma devono essere oggetto di una procedura di selezione imparziale e trasparente” e i giudici italiani sono tenuti a disapplicare ogni norma contraria. In pochi mesi potrebbero dunque partire centinaia di ricorsi di chi vuole giustamente partecipare a gare per il demanio marittimo e non può per l’illegale blocco legislativo.

In questa allegra situazione, nel Programma Nazionale di Riforma (Pnr) allegato al Def presentato l’11 aprile, c’è scritto che il Consiglio dei ministri del 6 aprile 2023 ha esaminato il disegno di legge annuale per il mercato e la concorrenza 2022 che ha visto la luce proprio nella giornata di ieri. Nel Pnr in effetti si dà atto che l’approvazione annuale di una “legge sulla concorrenza” rientra tra gli impegni dello Stato italiano monitorati dalla Commissione per ottenere i fondi previsti nel Pnrr. Tuttavia, al contrario di quel che succedeva nei conventi medievali, per aggirare il divieto di mangiare carne la formula Egote baptizo piscem in nomine Europa e non basterà a far diventare la legge annuale un vero strumento di liberalizzazione se il suo contenuto non lo è.

Il Ddl, ad esempio, è deludente, anche perché gran parte delle norme ivi contenute non servono affatto a promuovere la concorrenza (secondo la Treccani “una situazione di mercato con ampia libertà di accesso all’attività di impresa, possibilità di libera scelta per gli acquirenti e …per ciascuno di cogliere le migliore opportunità sul mercato”). Infatti, il disegno di legge si apre con un articolo che riguarda lo sviluppo della rete elettrica di trasmissione nazionale in cui si obbliga Terna ad una serie di adempimenti burocratici; prosegue con un articolo sulla promozione dei contatori intelligenti in cui si accentrano funzioni nell’Acquirente unico e si impone un po’ di trasparenza nei prezzi; si verifica l’efficienza degli investimenti nelle infrastrutture di cold ironing (Aah! Rampelli salvaci tu!) imponendo l’equo trattamento degli utilizzatori finali. Un piccola agevolazione la si concede ai farmacisti che potranno preparare medicinali su ricetta medica anche utilizzando principi attivi realizzati industrialmente (cosa prima vietata).

La concorrenza sembra infine affacciarsi timidamente quando si parla di venditori ambulanti e di vendite speciali pre-saldi. Per queste ultime le si rendono possibili anche prima del periodo dei saldi e si facilitano le modalità di comunicazione alle autorità (una misura fondamentale!), mentre per le licenze delle vendite ambulanti si cerca come al solito di favorire chi c’è già, limitare le gare, posticiparle il più possibile salvaguardando “il legittimo affidamento” degli attuali affidatari che potranno godere di un rinnovo delle attuali concessioni in via eccezionale per 12 anni. Campa cavallo. Difficile che questa collezione di clausole, alcune benintenzionate, sia considerata un reale passo in avanti per liberare le forze di mercato, anche perché l’attuazione della legge sulla concorrenza del 2021, approvata dal governo Draghi e che conteneva un certo numero di cose buone, segna il passo.

Ad oggi di liberalizzazioni dei trasporti, semplificazioni dei controlli sulle attività economiche e dei regimi amministrativi delle attività private non si sa niente e il riordino della materia dei servizi pubblici locali, contenuta in un decreto legislativo di dicembre, è un elenco di principi a volte contraddittori. Eppure, queste sono le riforme a costo zero che non sarebbe difficile attuare: o, almeno, più facile che spendere bene tutti i soldi del Pnrr, impresa che, ahinoi, al momento sembra quasi impossibile.

La Repubblica 

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