Il costo del debito? Sono chiare le ragioni per cui sale

Il costo del debito?  Sono chiare le ragioni per cui sale

Ciò che fa esplodere gli interessi è il sospetto, fra i creditori, che l’Italia rifiuti le regole europee perché in realtà è disposta a uscire dall’euro (quindi li rimborsi in neo-lire svalutate). Usciti di scena gli ideologi anti-euro della Lega, il sollievo è stato immediato.

Ora almeno sappiamo cos’era. Nell’ultimo anno gli interessi a cui lo Stato italiano si indebita sono esplosi, quindi crollati. È stata un’escursione termica da esperimento di laboratorio, perché questo in fondo è stato l’ultimo anno: un test su sessanta milioni di italiani per capire cosa appesantisce e cosa allevia il loro carico di tasse da pagare per sostenere il debito pubblico. Si sa infatti che piccoli spostamenti producono alla lunga enormi differenze: se il costo medio degli interessi si alza di appena mezzo punto percentuale (0,5%), per esempio, ai contribuenti si presenta un conto pari all’intero costo del reddito di cittadinanza e delle pensioni anticipate a «quota 100». Nell’ultimo anno è successo di più. Il rendimento del titolo di Stato a dieci anni si è impennato dall’1,7% pre-contratto di governo giallo-verde al 3,69% di quando in ottobre fu presentato un bilancio che mirava a un deficit del 2,4% del prodotto lordo, contro il parere di Bruxelles.

Quel costo è poi sceso un po’ da quando da fine novembre il governo si corresse. E poi, ancora, quando a inizio estate è di nuovo venuto a patti con Bruxelles. È risalito invece, o è rimasto alto, quando qualcuno nella maggioranza parlava di mini-Bot come moneta parallela all’euro, oppure dava segni non riconoscere le regole europee in altri modi. Anche quando Matteo Salvini ha messo fine al proprio stesso governo invocando «pieni poteri», i rendimenti sono esplosi. Da allora invece si sono dimezzati sotto all’1% a dieci anni, e poco importa che probabilmente il deficit a cui punterà il governo M5S-Pd sarà simile a quello che volevano Lega e M5S. Ciò che fa esplodere il costo del debito dunque non è il livello di disavanzo, né la presenza di Salvini in sé. È il sospetto, fra i creditori, che l’Italia rifiuti le regole europee perché in realtà è disposta a uscire dall’euro (quindi li rimborsi in neo-lire svalutate). È soprattutto questo timore che fa salire il premio chiesto dal creditore per prestare e, a cascata, le tasse sugli italiani per pagarlo. Usciti di scena gli ideologi anti-euro della Lega, il sollievo è stato immediato.

 

Federico Fubini

Corriere della Sera, 29 Agosto 2019

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