La coincidenza è tanto singolare quanto poco casuale. Nel giro di poche ore lo Stato in forme e modi diversi sta dimostrando di volersi riprendere un ruolo che in questi anni era andato giustamente affievolendosi: quello di attore in prima persona in aziende e settori industriali. In rapida successione si è saputo ieri che nella nuova compagine azionaria dell’Alitalia avrà una posizione dominante anche oltre il 50%. Sempre ieri sera la Cassa depositi e prestiti ha fatto sapere che è pronta a rafforzare la sua posizione tra i soci di Tim. Non siamo tornati ai tempi del panettone di Stato, ma la tendenza appare quella. Al di là delle battaglie ideologiche tra chi pensa che il pubblico debba stare ovunque e chi invece che debba essere terzo, arbitro e non certo giocatore in partita, queste mosse tradiscono una ben più preoccupante situazione. Se lo Stato si muove è perché i privati evidentemente vogliono starsene alla larga da società e settori. Non è un buon segno. Non è mai un buon segno quando a voler investire è chi usa i soldi dei contribuenti e agisce per conto di cittadini ignari che non hanno né votato né scelto quella spesa. Lo Stato invece di occuparsi di creare le condizioni affinché le imprese, il libero intraprendere e investire sia agevolato e non ostacolato da balzelli e burocrazia, sceglie la comoda scorciatoia di spendere soldi della collettività.
di Daniele Manca
Corriere Della Sera, 15 Febbraio 2019