Addio a Giuseppe Galasso, storico tra i massimi interpreti di Croce

Addio a Giuseppe Galasso, storico tra i massimi interpreti di Croce

Giuseppe Galasso storico, giornalista, politico e professore universitario italiano è scomparso il 12 febbraio 2018 all’età di 88 anni. Il ricordo di Corrado Ocone, direttore scientifico della Fondazione Luigi Einaudi

Giuseppe Galasso, scomparso ieri a Napoli (la città ove era nato nel 1929), non è stato solo figura di insigne studioso le cui opere resteranno per molto tempo, come punti di riferimento, nelle bibliografie di storia del Regno di Napoli, del Mezzogiorno, dell’Italia unita e d’Europa.

Egli era forse l’ultimo rappresentante di un uomo di cultura “totale”, nel senso umanistico e goethiano del termine. Egli sapeva infatti unire, in un modo magistrale, in un nesso inestricabile, pensiero e azione, cultura e vita morale, non venendo mai meno a quegli ideali di serietà negli studi e impegno civile che è la cifra della migliore tradizione culturale napoletana.

Massimo interprete di Croce, aveva contribuito, come pochi altri, negli ultimi anni, a reimmetterlo nel circuito della cultura nazionale, da dove, dopo la sua morte, era stato estromesso per motivi di reazione politica e culturale al tempo stesso.

Di Croce aveva dimostrato, nei suoi libri, la dimensione di grande “classico” del pensiero, cioè di un pensatore che, avendo saputo interpretare il proprio tempo, “possedendone il problema” fondamentale, e promuovendo insieme uno spazio culturale autonomo e originale, non poteva che essere ascritto fra i grandi non solo del suo ma di ogni tempo.

Storicista e crociano, Galasso non poteva non tenersi lontano da ogni forma di pensiero non liberale e non democratico.

Il suo ideale era quello di una democrazia liberale che avvicinasse il Sud e l’Italia alle nazioni più evolute d’Europa. Il suo meridionalismo non fu mai vittimista e piagnone.

Si inseriva perciò, oltre che in quella crociana, nella tradizione di Giovanni Amendola, Guido de Ruggiero, Adolfo Omodeo (di cui aveva ripreso da ultimo a pubblicare, presso l’editore Rubbettino, la rivista “Nuova acropoli”). Una tradizione che aveva infine trovato espressione nelle pagine di “Nord e sud”, la rivista di Francesco Compagna che si opponeva in epiche battaglie culturali, negli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso, alla comunista “Cronache meridionali”, in nome di una democrazia liberale che scongiurasse all’Italia avventure politiche e ideologiche catastrofiche. A “Nord e Sud”, così come a quotidiani come “Il Mattino” e il “Correre della sera”, Galasso, che non disdegnava di essere considerato anche un giornalista, collaborò con frequenza e assiduità.

Credeva molto, infatti, nella dimensione pubblica del sapere, che un intellettuale moderno doveva essere in grado di adempiere senza prostituire la sua cultura allo spirito dei tempi. Galasso fece anche politica, nelle fila del Partito Repubblicano: consigliere comunale e assessore a Napoli, deputato per tre legislature, come sottosegretario ai beni culturali e ambientali fece approvare la legge che porta il suo nome e che è a a tutt’oggi uno dei più seri tentativi di tutela ambientale e paesaggistica di cui il nostro Paese ha saputo dotarsi.

Invece che uno dei suoi fondamentali tomi, ci piace consigliare, in questo luogo, un volumetto che licenziò pochi anni fa per l’editore Salerno con la speranza, mi disse, che andasse in mano a giovani e studenti: Liberalismo e democrazia. In poche pagine, con uno stile chiaro e rigoroso al tempo stesso, egli chiariva il significato di questi due concetti e li indicava come bussola per una possibile rinascita dello spirito civile nel nostro Paese e, prima di tutto, nelle sue classi intellettuali e dirigenti.

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