Accudimento non rilancio

Accudimento non rilancio

Il punto di partenza dell’ultimo decreto è il fallimento del suo genitore, quello denominato “cura” e che non è stata neanche palliativa. Con quello si sarebbe dovuta portare l’enorme liquidità messa a disposizione dalla Banca centrale europea alla destinazione di produttori e lavoratori. Non ha funzionato, perché i meccanismi bancari previsti erano concepiti in modo tale da incepparsi. Siccome quella liquidità era urgentissima, la sua assenza e i suoi ritardi hanno provocato danni. Cui si cerca di rimediare.
Di quel primo decreto ha funzionato quel che non conteneva, quel che si deve ad altri: la sospensione del patto di stabilità (poi torna, però, ovviamente) e l’acquisto che la Bce ha fatto e sta facendo di titoli del debito italiano. Le due cose ci porteranno a chiudere l’anno con un debito ai limiti della gestibilità e forse oltre: 160%. L’attuale decreto dovrebbe servire a impostare il “rilancio”, ovvero promuovere quella crescita senza la quale gli squilibri creati non possono reggersi. Quel che leggiamo, però, non è il rilancio, ma un nuovo e costoso accudimento. Si spende senza investire, si prova a galleggiare senza navigare, si anestetizza senza rimediare.
Lo stesso capitolo immigrati, che aveva fatto bollire la polemica, viene scolato senza indirizzo. Ammesso e non concesso che si regolarizzi un terzo degli irregolari, fallisce la retorica del regolarizziamo tutti per evitare schiavitù e circolazione di malati nell’ombra. Il terzo riguarda solo agricoltura e servizi familiari, ma il primo non nelle zone dove operavano gli stagionali. La regolarizzazione non farà neanche venire meno le baraccopoli, perché questo è demandato a comuni e regioni, sa solo il cielo con che soldi e quali regole. Il tutto per ottenere permessi di sei mesi, a patto che un imprenditore affermi di avere tenuto quelle persone in nero, assicurandogli scudo penale per tale autodenuncia. Peccato che non sarebbe il solo reato commesso, dovendosi quanto meno sommare il falso in bilancio (ove mai un bilancio lo abbia). E con esborso di 400 euro. Tutto questo per piantare una bandiera, senza che si comprenda in cosa giovi alla crescita, alla regolarità e alla salute collettiva.
Le deroghe agli aiuti di Stato consentono alla Germania di aumentare la presenza pubblica nel mercato. Omessa ogni altra considerazione non possiamo fare altrettanto, perché giunti alla pandemia con un debito patologico. Nei mercati del 2021-2022 quale Italia competerà? Quella statale sarà più indebitata e quella privata ed esportatrice, che ha dimostrato di funzionare, così la si debilita. Quasi si punta a far divenire assistita anche quell’economia che era produttiva.
Qui non si tratta di volere per forza criticare. Aggiungo che
questo governo si dimostra non all’altezza, ma migliore di talune alternative. Ma sarebbe incosciente non avvertire: con questo andazzo il peggio deve ancora arrivare.

Pubblicato da Formiche

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