A proposito di treni bloccati…

A proposito di treni bloccati…

In Germania, un’italiana di Bolzano prende in mano le rotaie delle ferrovie pubbliche. Evelyn Palla, manager cresciuta all’estero ma di chiare origini italiane, è stata nominata alla guida della Deutsche Bahn. Sarà la prima donna a dirigere il colosso tedesco, con un compito ben chiaro: rimettere sui binari un sistema ferroviario che da orgoglio nazionale è diventato simbolo del declino infrastrutturale.

Il paradosso è servito: mentre in Germania puntano su competenza, risultati e responsabilità, in Italia i treni, oltre a perdere pezzi ci abituano al disastro come se fosse la norma. Gli italiani migliori ce li lasciamo scappare all’estero. Gli altri, li mandiamo in politica.

Certo, anche in Germania i problemi non mancano. Deutsche Bahn è piegata dai ritardi cronici (solo il 62% dei treni dono arrivati in orario lo scorso anno), da guasti, cantieri infiniti, carenza di personale e da una montagna di debiti pari a circa 22miliardi. Tuttavia, di fronte a tutto questo, il governo tedesco ha avuto la lucidità e il coraggio di cambiare. Il ministro dei Trasporti Patrick Schnieder ha rimosso l’amministratore delegato uscente, Richard Lutz, e ha messo al comando proprio lei: Evelyn Palla, che dal 2022 guidava i trasporti regionali che sono l’unico comparto a funzionare per davvero, con un tasso di puntualità vicino al 90%.

In conferenza stampa, Palla ha detto parole chiare: “La Deutsche Bahn deve cambiare. Deve diventare più chiara, più coraggiosa, più veloce. E noi la cambieremo”. Il governo tedesco non si limita agli annunci ma ha stanziato oltre 100miliardi per le infrastrutture ferroviarie entro il 2029, e una parte del fondo speciale da 500miliardi, approvato con la riforma del freno al debito, sarà dedicata proprio ai trasporti su rotaia. Di più, i bonus dei dirigenti saranno legati direttamente alla puntualità dei treni. Non è una rivoluzione, piuttosto una semplicemente gestione. E anche seria.

Facciamo ora un confronto impietoso. In Italia, le ferrovie regionali – quelle vere, quelle dei pendolari – sono un inferno quotidiano. I treni sono in ritardo, sporchi, sovraffollati. I guasti vengono riparati solo quando il treno è già fermo. La manutenzione preventiva è un concetto sconosciuto. Gli annunci si sprecano, le inaugurazioni pure, ma i passeggeri vivono sulla loro pelle la realtà di ritardi sistemici dove nessuno voglia metterci mano.

Il ministro dei Trasporti – chiunque sia, oggi o domani – appare e scompare come un fantasma. Nessun piano industriale, nessun vincolo di responsabilità, nessuna idea chiara sul da farsi. È tutto lasciato al caso, o al consenso. E nel frattempo, chi ha talento e visione se ne va. Evelyn Palla non è un’eccezione anzi, è l’esempio di un’Italia che funziona solo quando smette di essere gestita all’italiana.

All’estero c’è ancora chi sceglie i dirigenti pubblici in base ai risultati. Da noi si preferisce chi ha i contatti giusti. In Germania, per rimettere in piedi una macchina inceppata, hanno promosso chi ha fatto funzionare l’unico pezzo ancora efficiente. Da noi si premia chi sa dire che è colpa di qualcun altro.

Il treno del cambiamento in Italia passa raramente. E quando passa, è in ritardo. O guasto. O soppresso. La lezione tedesca ci insegna che i problemi si risolvono scegliendo chi li sa affrontare, non chi li racconta meglio.

E finché in Italia non torneremo a credere che la competenza conta più della propaganda, continueremo a perdere i treni migliori. E i passeggeri migliori.

La Lomellina

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