Socialmente (in)utile

Socialmente (in)utile

Indirizzare i ragazzi violenti ai lavori socialmente utili può sembrare una misura rigorosa, ma è la bancarotta del rigore. Può sembrare educativo, ma è il fallimento dell’educazione. Le dichiarazioni del ministro dell’istruzione, Valditara, sono state commentate, come al solito, avendo in mente gli schieramenti e le contrapposizioni fasulle, ma celano un problema serissimo.

Un tempo la sospensione era una misura assai temuta. Intanto perché macchiava il percorso scolastico, escludeva dalle lezioni e poteva preludere a una bocciatura. Ora non si boccia nessuno, quindi è una minaccia farlocca. Poi perché essere bocciati significava impiegare un anno in più prima di andare a lavorare, ovvero impoverirsi. Ora ti danno i soldi se non lavori. Infine perché a casa i genitori ti avrebbero severamente punito. Mentre ora stanno dalla parte del pargolo manesco e testone.

Socialmente utile sarebbe che la scuola torni a funzionare e le famiglie tornino a educare. Il resto è vaniloquio propagandistico.

La Ragione

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