Sesterzi, bitcoin e le doppie monete

Sesterzi, bitcoin e le doppie monete

Fa discutere la proposta M5S di fare una doppia valuta nelle città amministrate dai grillini.

Negli anni ’70 in Italia, scarseggiando i biglietti di piccolo taglio e le monete metalliche, alcuni esercizi commerciali misero in circolazione bonus con cui si potevano fare acquisti presso di loro. Le coop lo fecero collegando tali carte di credito ai depositi dei soci sui loro libretti di risparmio, fruendo di interessi.

La Banca di Italia, in quegli anni di piombo, chiuse un occhio; poi ci furono controversie. Col nuovo Testo unico bancario del 1992-93 la Banca di Italia, con la mia collaborazione di presidente della commissione Finanze e tesoro del Senato, regolamentò queste monete parabancarie insieme ai libretti del credito cooperativo.

Vi erano, negli anni ’70, altre quasi-monete usate per fronteggiare la carenza di monete legali: in particolare i gettoni del telefono, molto richiesti per l’uso nelle cabine telefoniche, ancora non esistendo i telefonini portatili. Io una volta pagai un taxi con alcuni biglietti del metrò, perché il tassista non aveva monete per cambiarmi una grossa banconota.

Oggi invece chi non sa fare il proprio mestiere, cerca di fare quello degli altri. Questa regola si applica a pennello a Virginia Raggi, sindaco di Roma, che ora si inventa il sesterzio emesso dal Comune, che così batterebbe moneta al fine di dare, in tal modo, un impulso allo sviluppo della città.

A differenza di quello di Roma antica questo sesterzio non sarebbe una merce ma una carta moneta ossia un titolo di credito, emesso non da una banca o dalla posta, ma dal Comune.

Anche il sindaco 5 Stelle di Torino, Chiara Appendino, pensa a una moneta comunale. Ma, a quanto pare, essendo laureata pensa a qualcosa di più tecnologico ossia a una moneta elettronica, come i Bitcoin o le carte di credito di Amazon. Anche per Torino ci sono due vie, quella del debito comunale anomalo e quella della moneta merce, ferma restando la necessità delle autorizzazioni degli organi di sorveglianza bancaria e parabancaria.

Il potere monetario per sua natura appartiene allo Stato che ha il potere sovrano. Esso per togliersi le tentazioni di stampare moneta, per le proprie finanze, con rischio di inflazione galoppante, lo ha delegato alla Banca di Italia, che fa parte della Bce che fa parte del club bancario mondale di Basilea, che detta i parametri sommi.

Grillo non è ancora Re e Casaleggio junior non è ancora capo della Bce. La Raggi non è console di Roma e la Appendino non è un viceré sabaudo. Ai due sindaci mi permetto di dire: «Ofelè, fa el to mestè». Ossia: migliorate la vostra città metropolitana, sviluppandone le carenti infrastrutture europee e risanate i bilanci.

A questo punto ci sono due possibilità.

La prima è che questa carta moneta sia utilizzabile per pagare i tributi e le multe del Comune di Roma, ossia che sia un debito anomalo del Comune, pesantemente indebitato. Non si sa se le autorità del dicastero dell’Interno, la Consob, Banca di Italia ed Eba (l’Autorità europea sui mercati finanziari) approveranno questa nuova forma di prestito, senza interessi, molto simile a una cambiale.

La seconda possibilità è di copiare Amazon, che emette carte di credito spendibili nel suo supermercato on line. Il nuovo sesterzio darebbe la possibilità di acquistare merci in dati esercizi commerciali, individuati dal Comune che diventerebbero suoi creditori per l’ammontare degli acquisti così effettuati.

Però l’emissione dei nuovi sesterzi utilizzabili in dati esercizi commerciali, con l’intento di creare sviluppo economico locale finisce a favorire qualche ditta a spese di altre. [spacer height=”20px”]

Francesco Forte, Il Giornale 15 luglio 2017

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