Liberalismo, commercio e Geopolitica: è di Panebianco la settima lezione della Scuola di Liberalismo 2024

Liberalismo, commercio e Geopolitica: è di Panebianco la settima lezione della Scuola di Liberalismo 2024

Democrazie e guerre, commercio, globalizzazione e geopolitica. Nell’Aula Malagodi della Fondazione Luigi Einaudi si è svolta questa sera la settima lezione della Scuola di Liberalismo 2024, “Liberalismo, commercio e geopolitica” a cura del professor Angelo Panebianco. “Le sfide della sicurezza hanno un impatto sulla vita democratica, sempre”, ha detto. “Quando le democrazie sembrano funzionare bene è perché non ci sono sfide alla loro sicurezza. In Europa ci sono fratture, come quella tra nord e sud, e questo ha un peso molto forte sui processi decisionali. Abbiamo visto il tentativo di arrivare a una soluzione concordata sull’Ucraina”.

La storia dell’Europa, ha spiegato “dopo la caduta dell’impero romano d’Occidente è una storia di divisioni, al contrario di quanto avvenuto in Cina. Questo rappresenta un peso perché impedisce all’Europa di raggiungere i veri obiettivi: occorre ricostituire una leadership, che prima era il motore franco-tedesco e ora non c’è più, e occorre che gli europei capiscano che devono giocarsi la competizione per i voti a livello europeo, non nazionale. Per tutti, gli interessi nazionali sono prevalenti, perché le élite conquistano il potere internamente non in Europa. Per questo la situazione di empasse è destinata a durare”.

È possibile un nuovo ordine internazionale? “Secondo me sì”, ha detto il politologo, “ma bisogna essere cauti nell’augurasi questo perché i nuovi ordini sono spesso il prodotto di un conflitto”, vedi Bretton Woods. “Esiste infatti un rapporto tra guerra e ordine internazionale. Sono tempi molto difficili perché l’assetto internazionale non ha ancora trovato il suo equilibrio. Credo che resteremo nell’incertezza”.

L’8 e il 9 giugno prossimo si terranno le elezioni europee. “Fin quando queste continueranno a svolgersi nel modo in cui si sono svolte tuttora, saranno solo un costoso sondaggio per capire chi è più forte o più debole sul piano nazionale. Quello che conta oggi è la forza relativa degli attori, dei singoli partiti che si misurano internamente. Le elezioni non sono fatte oggi per parlare dell’Europa, anche se poi è vero hanno un effetto perché cambiano gli equilibri del parlamento”.

Il manifesto di Ventotene, ha concluso Panebianco, “aveva alcuni aspetti interessanti, ma non so quanto sia attuale. Sono quei documenti che acquistano un valore simbolico. In Italia ne ha molto, ma fuori da qui non ha un valore particolarmente rilevante. Gli Stati Uniti al momento restano una metà molto lontana, perché non sono nati gli europei. L’identità europea non è, e non è mai stata, più saliente delle identità nazionali. Come ho già detto la storia dell’Europa è una storia di divisioni. Un popolo europeo può nascere solo per mezzo di un atto politico, non nascerà in modo spontaneo”.

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