#laFLEalMassimo – Episodio 9 – Il dito della crisi e la luna della ripresa

#laFLEalMassimo – Episodio 9 – Il dito della crisi e la luna della ripresa

 

Episodio 9  – Il dito della crisi e la luna della ripresa

Assistiamo in questi giorni a uno spettacolo indecoroso: a un estremo, una classe dirigente inadeguata si perde dietro incomprensibili schermaglie autoreferenziali, all’altro un paese in frantumi che fatica ancora a comprendere quale parte del suo tessuto economico e sociale sia ancora in vita, seppure in difficoltà temporanea; e quale sia invece definitivamente perduta.

Cresce a dismisura il divario tra una casta politica egocentrica, che decide come e quando si può votare in base alle proprie convenienze e un paese ferito, che non sa ancora se e come riuscirà a reagire al colpo mortale ricevuto dalla pandemia.

Senza un programma concreto di riforme, che riesca a fornire al settore privato gli incentivi necessari per scommettere sulla crescita, lasciando intravedere la possibilità di un percorso di ripresa e che promuova maggiore efficienza nel settore pubblico, il circolo vizioso tra aspettative negative, scarsa crescita e individualismo opportunistico rischia di dare il colpo di grazia ad un sistema sociale stremato.

Per decenni abbiamo lasciato che il capitale fisico e umano del nostro paese si deteriorasse, favorito l’emigrazione dei talenti più capaci e degli individui con maggiore propensione al rischio imprenditoriale, abbiamo alimentato una cultura dell’immobilismo e della conservazione, mentre l’Italia rimaneva indietro su tutte le principali sfide della modernità.

La scossa causata dalla pandemia è un duro colpo, ma è anche una fondamentale occasione, forse l’ultima, per cercare di invertire il corso del declino prima che diventi irreversibile. La pressione dei mercati e dei regolatori per riduzione del nostro debito pubblico è stata temporaneamente allentata a fronte della gravità della crisi economica che il nostro paese attraversa a causa della pandemia. L’accelerazione che l’emergenza sanitaria ha impresso a diversi trend evolutivi, dall’ innovazione digitale alla transizione ecologica costituiscono un elemento di stimolo ulteriore per dare corso alle riforme che potrebbero arrestare il declino del nostro paese.

Dunque provando a guardare oltre le miserie dei meschini interessi politici di bottega esiste un percorso chiaro che prevede la pragmatica accettazione della necessità di alcune trasformazioni nel tessuto economico, sociale e istituzionale del paese. Occorre che le istituzioni del nostro paese assumano un carattere inclusivo  e rendano i propri interessi allineati a tutti i cittadini e imprese disponibili a impegnarsi per creare valore per se stessi e per la collettività. Occorre una rivoluzione culturale che capovolga la cultura dell’assistenza e della dipendenza dalle elemosine di stato e promuova una logica della intraprendenza e  responsabilità individuale.

Purtroppo, mentre va in scena l’eterno ritorno del Gattopardo, i media di regime mostrano di volta in volta il dito di questa o quella eventualità contingente, dall’ennesima ondata di una pandemia che governanti e amministratori hanno dimostrato di non riuscire a contenere fino alle crisi di governo tese a cambiare tutto, affinché nulla cambi,  ma nessuno si accorge che quel dito punta verso la luna di una ripresa tanto necessaria quanto ancora desolatamente inafferrabile.

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