#laFLEalMassimo – Episodio 32 – Sulle difese dell’indifendibile Cashback

#laFLEalMassimo – Episodio 32 – Sulle difese dell’indifendibile Cashback

 

Episodio 32 – Sulle difese dell’indifendibile Cashback

L’esistenza di pur deboli difese del Cashback di stato o di considerazioni sulla impossibilità/difficoltà di valutare gli impatti di questo provvedimento sono una misura importante di quanto distorto sia il dibattito politico nel nostro paese.
Certo, se per decenni semini l’idea che la politica economica sia la somma algebrica di mance distribuite in modo disordinato e spesso contraddittorio, che i reati come l’evasione fiscale vadano contrastati non con i controlli e le sanzioni, come si fa in tutti i paesi civili, ma con una selva di normative contorte, basate sulla presunzione di colpevolezza (che diventa elemento di cultura diffusa) e con misure “foglia di fico” come le limitazioni estreme all’uso dei contanti (dico quelle estreme, perché quelle ragionevoli sono già incluse nell’antiriciclaggio a livello europeo); se costruisci la discussione su premesse fallaci, non puoi lamentarti della generale incapacità di pervenire a conclusioni ragionevoli ancorché ovvie.
Sul Cashback chiariamo pochi punti semplici: chi propone una nuova misura di politica economica dovrebbe fornire un’analisi dove argomenta come i costi della misura sono pareggiati o superati dai benefici per la collettività. Qui i benefici erano riduzione dell’evasione fiscale e promozione della cultura digitale.
Esiste qualche evidenza che ridurre l’uso dei contanti sia utile contro l’evasione? No, perché la relazione è inversa. E’ verosimile che gli evasori usino i contanti, ma non tutti quelli che usano i contanti sono evasori. Anzi in esercizi come la grande distribuzione o le stazioni di rifornimento (dove il cashback è stato applicato in modo più diffuso) l’evasione è inesistente, nonostante vengano usati anche i contanti.
C’è qualche motivo per cui dare soldi a chi usa già la carta di credito, quando non realizza transazioni on line, dovrebbe promuovere la cultura digitale? O qualche argomento per il quale un sussidio temporaneo dovrebbe modificare le abitudini in modo permanente? No, l’evidenza è contraria: i sussidi temporanei spingono ad anticipare i consumi futuri, ma non modificano in modo stabile le abitudini.
Insomma
Sul piano culturale e logico, chi ha seminato per decenni la narrazione dei limiti ai contanti come strumento di contrasto all’evasione, non poteva che raccogliere cash back: non serve un genio per capire che si tratta di una misura clientelare, volta a catturare consenso di breve termine, perché in questo consiste la politica economica per la maggioranza della classe politica italiana.

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