La stagione dell’indulgenza e i suoi frutti avvelenati – Carlo Nordio

La stagione dell’indulgenza e i suoi frutti avvelenati – Carlo Nordio

Nel cittadino cresce una sorta di indefinita inquietudine, mentre sta calando la fiducia non solo nel sistema giudiziario, ma anche nelle istituzioni e nel loro funzionamento. Un atteggiamento comprensibile, vista l’inerzia indulgente dello Stato, ma pericoloso perché in democrazia la rassegnazione costituisce anticamera del fallimento e, Dio non voglia, di un regime autoritario.

Carlo Nordio

 

La stagione dell’indulgenza è quella del pressapochismo, dell’incompetenza, dell’indifferenza. I suoi frutti avvelenati: sfiducia, insicurezza, corruzione, illegalità diffusa. Dell’una e degli altri sono state ugualmente responsabili (o irresponsabili) destra e sinistra, con l’assecondare gli umori popolari per conquistare elettori, con la proliferazione di leggi dettate dalla cronaca, con l’incapacità di riformare la Giustizia.

Le conseguenze sono uno Stato che si delegittima da sé, non assumendosi le sue responsabilità o contestandole, un crescente allarme sociale che va oltre i dati statistici della criminalità, una paralisi difensiva che coinvolge chiunque svolga un lavoro pubblico (dal medico al funzionario).

Scrive l’autore: «Essendo uscito – per limiti di età – dalla magistratura, sono più libero di esprimere giudizi che un tempo sarebbero stati impropri. Non ho nessun vincolo se non i miei pregiudizi».

Fuori dal coro, pungente e sarcastico secondo il suo stile, Carlo Nordio tratteggia un quadro dei problemi vecchi e nuovi del Paese: dalle politiche sull’immigrazione ai diritti del cittadino, dai temi sulla sicurezza a quelli legati a libertà e giustizia. Ma soprattutto ci invita a ragionare con la testa e non con l’emozione, senza cedere al pessimismo.

 

Carlo Nordio (Treviso, 1947) è stato magistrato dal 1977 al 2017. Negli anni Ottanta ha condotto le indagini sulle Brigate rosse venete e sui sequestri di persona, negli anni Novanta sui reati di Tangentopoli. È stato consulente della commissione parlamentare per il terrorismo e presidente della commissione ministeriale per la riforma del codice penale. Procuratore aggiunto della Repubblica a Venezia, si è occupato di reati economici e di corruzione. Ha collaborato con numerose riviste giuridiche e quotidiani, tra cui, ancora oggi, Il Messaggero, Il Mattino e Il Gazzettino. Sensibile alle riforme giudiziarie, ha scritto per Guerini e Associati Giustizia (1997), Emergenza giustizia (1999) e, con Giuliano Pisapia, In attesa di giustizia (2010).

 

 

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