Il bonus per andare in vacanza

Il bonus per andare in vacanza

L’Italia è forse l’unico Paese al mondo disposto a indebitarsi per mandare i propri cittadini in vacanza. Un gesto certamente generoso, ma che suona stonato in un Paese in cui mancano fondi per questioni più importanti.Milioni di italiani considerano irrinunciabile soggiornare tra mari e monti, anche quando le condizioni economiche personali non lo consentirebbero.
Per assecondare questa aspettativa sociale, lo Stato ha pensato al bonus vacanze Inps.
Introdotto nel 2020 come risposta alla crisi pandemica – e rinnovato in varie forme fino a oggi – è uno strumento di sussidio per famiglie con redditi medio-bassi. Prevede uno sconto immediato dell’80%sull’importo del soggiorno presso le strutture aderenti, mentre il restante 20% può essere recuperato come detrazione fiscale nella dichiarazione dei redditi. Il suo valore varia in base all’Isee del nucleo familiare, con un massimo di 500 euro per quelli con più di tre componenti. L’obiettivo dichiarato è duplice: sostenere il turismo interno e garantire il ‘diritto’ alle ferie anche ai meno abbienti. Si stima che finora il bonus sia costato alle casse dello Stato tra 1.2 e 1.5 miliardi di euro, finanziati per buona parte tramite nuovo debito.
A novembre dell’anno passato abbiamo festeggiato i 3mila miliardi di euro di debito pubblico, pari al 138% del Pil. In questo contesto, ogni euro speso deve essere valutato con attenzione. Finanziare bonus per andare sul pedalò o all’ombra delle conifere ricorrendo a nuovo deficit è un modo per sottrarre risorse a settori importanti quali sanità, scuola, ricerca. Un chiaro esempio di cattiva gestione delle risorse. Lo Stato non dovrebbe distribuire sussidi per consumi individuali, ma creare le condizioni affinché si possa crescere investendo in infrastrutture, istruzione e incentivi al lavoro e al risparmio.
Il vero cortocircuito si manifesta quando la spesa pubblica si somma a quella privata, altrettanto poco sostenibile. In molti, pur beneficiando del bonus, finiscono comunque per indebitarsi per una vacanza più lunga, più lussuosa e più instagrammabile, cosicché la rateizzazione dei viaggi ha smesso di essere un’eccezione per mutarsi in una prassi. Secondo un rapporto di Bankitalia dello scorso anno, un quinto delle famiglie italiane si indebita per spese superflue, tra cui gli elettrodomestici, i regali e appunto le vacanze. La richiesta di finanziamenti per coprire tali spese è in crescita, rispecchiando la mentalità della gratificazione immediata, in cui il futuro viene sistematicamente sacrificato sull’altare del presente.
Tuttavia chi si indebita non è libero ma vincolato a obblighi futuri, riducendo la propria capacità di affrontare imprevisti o di investire in obiettivi a lungo termine.
Secondo Scope Rating – società che valuta la solidità finanziaria assegnando un punteggio al governo – la combinazione di debito pubblico e debito privato sta divenendo una seria minaccia per la stabilità economica italiana.
La libertà non si realizza con sussidi che drogano il cittadino, ma con strumenti che ne potenziano la responsabilità. Il desiderio di andare in vacanza è più che legittimo, ma non deve trasformarsi in pretesa da soddisfare a prescindere dalle circostanze. Sarebbe molto più sano – e più libero – pianificare e risparmiare durante l’anno, piuttosto che affidarsi all’assistenzialismo o al credito facile.

La Lomellina

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