Finti poveri

Finti poveri

Sei finti poveri ogni dieci controlli. È la percentuale di irregolarita rilevata dalla Guardia di Finanza nel 2018 nelle verifiche mirate sui beneficiari di prestazioni sociali agevolate ed esenzioni dai ticket sanitari. Un dato che rischia di avere un’importanza cruciale in vista del reddito di cittadinanza, per il quale diversi esponenti del Governo hanno promesso controlli e sanzioni contro i furbetti. [spacer height=”20px”]

Abbiamo chiesto a Davide Giacalone un commento.

Che dati sono quelli comunicati dalla GdF?

Sono dati che generano indignazione. Intanto verso noi stessi, la cittadinanza, segnalando un tasso smodato di presunta furbizia, in realtà propensione al raggiro. Ma anche verso chi legifera senza avere alcuna cognizione della realtà reale, preferendo fare il surf su quella immaginaria e propagandata.

Insomma le stai dicendo che…

La pubblica amministrazione non dispone neanche di una banca dati capace d’incrociare la condizione di quanti ricevono un sussidio. Se un comune decide di andare incontro ai bisogni, presunti o reali, di una famiglia, quelli del comune accanto non lo sapranno e, del resto, quelli del comune pagante non avevano idea dell’esistenza di trasferimenti per altre ragioni. Una sorta di sentimentalismo cieco, di carità senza grande considerazione per i soldi del contribuente. È il “governo dei più buoni”, di cui già cantava Giorgio Gaber, perché neanche questa è una novità, ma una continuità: far la parte dei più buoni con i soldi degli italiani. Meglio: con i debiti contratti in nome degli italiani.

Non si deve forse soccorrere chi è rimasto indietro e si trova in difficoltà?

Certo che si deve, ma se il soccorso si concreta nella sollecitazione al falso, dalla falsa invalidità alla falsa povertà, il risultato che si otterrà è l’impoverimento collettivo. Morale ancor prima che economico.

 

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