Come insegna l’esempio britannico

Come insegna l’esempio britannico

C’è chi lo afferma in sincerità e chi da ipocrita: il governo di Giuseppe Conte non può essere cambiato perché la situazione è drammatica, la pandemia galoppa, l’economia è al tracollo, arriva un diluvio di denaro e bisogna stabilire chi deve spenderlo e controllarlo. Dunque, abbiamo bisogno non solo di un governo, cosa ovvia, ma specificatamente del governo guidato proprio da quel presidente del Consiglio che, alla stregua delle banderuole oliate bene, ha saputo ruotare verso destra e verso sinistra secondo il vento delle maggioranze parlamentari, da perfetto seguace della dottrina del trasformismo post-ideologico ovvero, come viene definita nei circoli più raffinati dell’intellighenzia grillina, del “kazzisuismus”. L’inamovibilità di Giuseppe Conte è l’alibi fornito dai sostenitori per scamparsi l’accusa di supportare un governo incapace e inefficiente, che sa tenersi in piedi incurante della tenuta della nazione.

Nel maggio 1940 il Regno Unito, che aveva dichiarato guerra ad Adolf Hitler il 3 settembre del 1939, aveva cominciato a subire i bombardamenti dei nazisti, “dapprima con attacchi apparentemente casuali, poi con un assalto in piena regola contro la città di Londra: cinquantasette notti consecutive di bombardamenti, seguiti nei sei mesi successivi da una serie sempre più intensa di raid notturni” (Erik Larson). Neville Chamberlain era il primo ministro, che appariva inadatto a fronteggiare i tragici eventi della guerra, entrata ormai nelle case degl’Inglesi. “Nel suo discorso del 7 maggio il membro del Parlamento Leopold Amery aveva rivolto un’aspra critica al primo ministro citando le parole pronunciate da Oliver Cromwell nel 1653: Per quanto bene possiate aver fatto, siete rimasto seduto qui troppo a lungo! Andatevene, vi dico, liberateci della vostra presenza! In nome di Dio andatevene!” (Erik Larson). La Camera dei comuni votò la fiducia a Chamberlain con 281 sì e 200 no. Tuttavia, il premier manifestò a Winston Churchill, ministro della Marina, l’intenzione di presentare le dimissioni, anche perché gli avversari erano sempre più determinati ad ottenerle. Il fatidico 10 maggio del ’40, mentre Hitler sbaragliava i Paesi Bassi con la guerra lampo, “la Camera dei comuni non poteva certo negare che un cambio di governo in un momento tanto delicato sarebbe stato estremamente rischioso. I membri dell’opposizione, tuttavia, dichiararono senza mezzi termini che non avrebbero servito sotto Chamberlain e fecero pressioni affinché l’incarico venisse affidato a Churchill” (Erik Larson). Chamberlain allora si dimise e brigò per la successione di Lord Halifax, suo ministro degli Esteri, che però non aveva l’intenzione di accettare. Non restava che Churchill.

In guerra con Hitler, sotto bombardamenti devastanti, gl’Inglesi dibatterono in Parlamento la fiducia al governo e lo cambiarono. Fu la loro salvezza. Invece a noi Italiani vengono a dire oggi che non dobbiamo sostituire Giuseppe Conte se vogliamo salvarci. Benché, per quanto bene possa aver fatto, non ne ha fatto abbastanza per sperare nel futuro.

L’Opinione delle Libertà

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