Alla partenza

Alla partenza

Giorgia Meloni si appresta ricevere l’incarico per formare il governo. Il percorso dell’esecutivo, però, si annuncia piuttosto accidentato…

Fra qualche ora l’Onorevole Giorgia Meloni riceverà l’incarico per formare il governo e, credo, a stretto giro porterà al Presidente della Repubblica una proposta per i nomi che costituiranno il prossimo esecutivo. Gli ultimi tentativi di indebolirla o addirittura di fermarla, in realtà, non si devono alle diverse opposizioni, ma ad esponenti della sua maggioranza, ossia della coalizione con la quale ha vinto le elezioni.

Fratelli d’Italia e Giorgia Meloni sono i trionfatori delle elezioni dello scorso 25 settembre, ma senza la coalizione di centrodestra non ha i voti parlamentari per governare da sola. E il centrodestra, nel suo insieme, i voti non li ha guadagnati, li ha persi.

In particolare, poi, la straordinaria vittoria di Fratelli d’Italia ha ridotto gli altri due partner, che, sommati assieme, non raggiungono neanche alla lontana il risultato di Fratelli d’Italia. Queste sono le ragioni della tensione.

Non credo affatto che in questi giorni abbiamo assistito ad un Silvio Berlusconi che avesse, in qualche modo, perso il controllo della favella. Non ci credo per niente. Lo ha fatto scientemente, per indebolire la Meloni e per far capire che, almeno per quello che lo riguarda, il percorso del governo non sarà un percorso sereno e tranquillo, ma alquanto accidentato.

L’effetto che ha ottenuto nell’immediato credo che sia più o meno opposto a quello che pensava. Perché sul tema della politica estera e sul tema dell’appartenenza all’Unione Europea – a questa Unione Europea, con queste regole – la storia di Fratelli d’Italia e anche quella personale di Giorgia Meloni non sono delle più rassicuranti.

La questione relativa all’Ucraina ha chiuso molte piaghe, perché loro sono stati lealissimi nei confronti della posizione del Governo e dell’Occidente. Però ci poteva stare la pretesa di Forza Italia e di Silvio Berlusconi di dire: “Facciamo noi i garanti della posizione europeista e atlantista del governo Meloni”.

Ecco, è riuscito ad ottenere l’esatto contrario. Forse toccherà a Meloni fare da garante per la posizione europeista di Berlusconi. È inutile che Berlusconi dica che la sua storia personale parla per lui. C’è una guerra ai confini dell’Europa. Ricordiamo che la guerra è al confine con la Polonia, quindi al confine con l’Unione Europea. Lui sul continente europeo, con determinate esternazioni, rappresenta le ragioni del nemico. Quindi la posizione di Berlusconi è semplicemente inqualificabile e inascoltabile.

Pertanto, toccherà alla Meloni fare da garante. Detto ciò, il governo partirà. Vedremo la squadra come sarà composta. Mai avere preconcetti, ma attendere i fatti e commentare quelli.

Ad ogni modo, non c’è solamente la politica estera, sebbene rilevantissima. Esistono anche le questioni economiche: gli ultimi due trimestri di quest’anno sono in recessione tecnica. Dobbiamo ancora vedere come si concluderà l’ultimo trimestre, ma, insomma, questa è l’aria, anche se non è niente di drammatico.

Per l’anno prossimo è comunque prevista una crescita minima, tra lo 0,3 e lo 0,6, a seconda delle diverse previsioni. Il rallentamento è evidente. Al tempo stesso, però, c’è la grande disponibilità dei fondi europei legati al PNRR, che sono per il governo un’opportunità.

Su quella roba lì il governo dovrà navigare e dimostrare di tenere ferma la barra nell’esecuzione delle cose che l’Italia si è impegnata a fare: ossia investimenti e riforme. Sulle riforme non dimentichiamoci che il lavoro del Parlamento è importante. E su quello dovrà raccogliere i voti per andare avanti. Quello che abbiamo visto nelle ore precedenti, lascia intendere che quest’ultimo aspetto non è il caso di darlo per scontato.

 

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