Al “pazzo morale” Cesare Lombroso dedicò a un intero capitolo del suo L’uomo delinquente (1876). La pazzia morale, scrive, “o pazzia ragionante, o imbecillità morale, consiste, come denota il nome, in un’alterazione del senso morale, che può giungere sino alla sua assoluta mancanza”. Seguono approfondimenti tratti dalla psichiatria dell’epoca. I pazzi morali “sono (li descrive Krafft-Ebing), una specie di idioti morali, che non possono elevarsi a comprendere il sentimento morale dovuto all’educazione: questo si arresta alla forma teorica senza tradursi in pratica; sono ciechi morali, perché la loro retina psichica è anestesica. Manca in essi la facoltà di utilizzare nozioni di estetica, di morale, di modo che gli istinti latenti nel fondo di ogni uomo prendono il sopravvento”. E ancora: “Essi parlano (scrive il Vigna, uno psichiatra spiritualista), frequentemente di ordine, di giustizia, di moralità, di religione, di onore, di patriottismo, di filantropia, ecc. — vocaboli prediletti del loro frasario —, ma ciò che loro manca sì è appunto il sentimento relativo. In questa mancanza si trova la spiegazione dei loro giudizi così strani e contraddittori sui medesimi fatti, e sta la ragione per cui invano si tenta di convincerli dei loro torti, dell’immoralità degli atti, dell’assurdità delle opinioni, dell’ingiustizia delle pretese”.
L’imbecillità morale, che ai tempi di Lombroso era riconosciuta dalla scienza medica, considerata una patologia e di conseguenza relegata ai margini della società, ha oggi permeato il senso comune e della società ha inopinatamente occupato il centro. Caso evidente, la piccola folla di linciatori che in un autogrill della Milano-Laghi ha aggredito indisturbata al grido di “Palestina libera” un innocuo ebreo, riconosciuto dalla kippah, e suo figlio di appena sei anni. Gli imbecilli morali erano evidentemente convinti di difendere una posizione moralmente ineccepibile (i diritti del popolo palestinese) e certo non hanno avuto coscienza di essere precipitati nell’abisso morale dell’antisemitismo, della violenza, della mortificazione di un bambino la cui unica colpa era quella di essere un ebreo figlio di ebrei.
L’imbecillità morale dilaga e dilaga a prescindere dalle scelte militari dello Stato di Israele e dal conseguente sdoganamento di sentimenti antisemiti un tempo celati per pudore o per semplice conformismo.
Imbecille morale è l’arcitaliano che evade sistematicamente il fisco ma si accanisce contro “i politici ladri”. Imbecille morale è il grillino che dopo aver aperto il Parlamento come una scatola di tonno ne ha divorato il contenuto in un sol boccone. Imbecille morale è il putiniano che dà di “nazista” a Zelensky e non vede il fascismo di Putin. Imbecille morale è il giovane dei centri sociali che in nome del pluralismo nega il diritto di parola a chi la pensa diversamente da lui. Imbecille morale e il sovranista che maschera il proprio fallimento esistenziale evocando presunti complotti delle élite tecnocratiche e finanziarie.
L’imbecillità morale c’è sempre stata, ma è oggi più che mai alimentata dal crescente sradicamento sociale e dalla diffusione capillare dei social network, i cui algoritmi fanno sistematicamente leva su sentimenti funzionali all’imbecillità come l’invidia, la frustrazione e l’indignazione. C’è un imbecille morale in ciascuno di noi: un tempo ce ne vergognavano e lo mettevamo a tacere, oggi ne siamo fieri e gli diamo volentieri voce.