Vicinanze

Vicinanze

Le scelte da compiersi sono tante, gli aspetti della vita politica sono molteplici, è naturale che esistano differenze fra le forze politiche. Come anche al loro interno, ove non siano delle sette. L’omogeneità e le alleanze sono definite dalle priorità. In cima alla lista, oggi, c’è lo schierarsi rispetto all’aggressione russa dell’Ucraina. Subito dopo c’è la stabilità dei conti pubblici, che porta con sé l’inscindibile legame con le istituzioni dell’Unione europea. Non che il resto sia poco importante, ma le priorità sono quelle. È singolare non ci si voglia accorgere di quali siano le conseguenze e quali le opportunità.

Su quei temi la distanza fra le forze di maggioranza è superiore a quella che ne divide talune da altre dell’opposizione. Il che vale anche dall’altra parte. Non è una novità, visto che succedeva la stessa cosa con il governo Draghi, al punto che la forza d’opposizione più premiata dagli elettori, Fratelli d’Italia, era assai vicina, per non dire coincidente, con le posizioni del governo, certamente più di quanto non capitasse a forze della maggioranza.

A chiacchiere sono tutti atlantisti ed europeisti, ma se si guarda allo specifico dell’invio di armi agli ucraini, Fratelli d’Italia è assai vicina al Pd, come la Lega è assai vicina al Movimento 5 Stelle, essendo le due posizioni distanti fra loro. Tanto che il ministro della difesa, Crosetto, ha più volte ripetuto che fino a tutto dicembre potremo inviare armi senza bisogno di voti parlamentari. Che non dovrebbero disturbare chi ha una maggioranza tanto ampia, se non fosse che non è omogenea.

La stessa scena si ripete sui conti pubblici: Fratelli d’Italia (come anche il ministro dell’economia, Giorgetti) s’oppone allo sfondamento dei conti pubblici, mentre la Lega di ristoro & pensione lo festeggerebbe; il che si riproduce all’opposizione, con le stesse corrispondenze di morosi sensi già viste. Nessuno sembra guardare il cruscotto economico, ma c’è un indicatore che è bene fissare nella mente: lo spread. Non perché salga, ma perché è basso. Ciò dimostra che non ha un andamento politico, non sale perché vince la destra, se ne impipa delle colorazioni. Così come sale la Borsa. Ove domani andasse all’opposto non sarebbe per antipatia, ma perché si sarebbero commessi degli errori. Che il mercato non si aspetta.

La stabilità dei conti necessita di sincronia con le istituzioni europee. La sappiamo tutti, compresi quelli che pur di scassare l’Ue sono pronti a scassare l’Italia e i nostri conti. Questo crea delle distinzioni retoriche, ma la sostanza ripropone sempre le stesse distanze e le stesse vicinanze.

Nel mentre assistiamo allo strazio dell’Ucraina, mentre vediamo che la sola via verso la pace è quella che è stata imboccata, con noi occidentali che mandiamo armi per la loro guerra e loro che danno la vita per la nostra, in una sera abbiamo toccato l’incubo dell’escalation e del coinvolgimento diretto, quando il confine polacco, da mesi bombardato, è stato superato.

Nel mentre teniamo aperto l’eterno cantiere delle pensioni si continua a raccontare balle sulla discesa fiscale accompagnata dall’ascesa della spesa, contando solo sul fatto che lo sfondamento del muro del ridicolo non coincida con lo sfondamento dei conti, altrimenti si aprirebbe una corrida in cui saremmo il toro e il torero, comunque il morto.

Mettere a frutto le vicinanze non significa fare alleanze o creare governi. Che non ci saranno. Ma le vicinanze responsabili possono svenarsi nel cercare i temi identitari su cui dividersi, oppure rafforzarsi puntando su quelli che non è detto uniscano, ma almeno sono seri. Come le riforme istituzionali necessarie. L’alternativa è che s’affermino le vicinanze irresponsabili, incapaci di costruire alcunché, ma capacissime di demolire. FdI e Pd prigionieri di quella roba non è un male per loro, bensì per tutti. Sempre che a tenerli prigionieri non siano i loro incubi prenatali e l’incapacità di uccidere i padri e divenire adulti.

La Ragione

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