Verso Nordio

Verso Nordio

Il debutto governativo di Carlo Nordio è stato encomiabile: ha esposto alle Commissioni parlamentari il suo programma, dimostrando di sapere esattamente dove mettere le mani e segnando un indirizzo capace di far sperare in una giustizia giusta e che funzioni. Tanto era stato preciso e chiaro che i consensi erano arrivati anche da sponde politiche distanti e da cultori del diritto che pure non hanno nulla a che spartire con la maggioranza che ora governa. I primi passi, poi, sono stati difficoltosi e contraddittori.

Abbiamo visto tutti che l’ansia di dimostrarsi determinati e severi ha spinto il governo a inseguire (inutilmente) delle (presunte) emergenze, andando in direzione opposta a quella indicata da Nordio: aumento dei reati e delle pene, laddove lui aveva promesso depenalizzazioni e processi in tempi ragionevoli, assai più dissuasivi di pene che neanche vengono irrogate. Il decreto legge sul rave party è giunto a problema risolto, mentre quello che aumenta le pene agli “scafisti” lo vedremo alle prese con la realtà, quando si constaterà che gli arrestati non sono certo boss, ma scagnozzi sacrificabili. In quella fase Nordio ha dovuto un po’ arrampicarsi sugli specchi, portando il proprio consenso a quel che evidentemente non condivideva. Ma ci sta, inutile fare i falsi ingenui. La preoccupazione era un’altra. E lo scrivemmo.

Nordio non dispone di una propria forza politica, può far pesare solo competenza e linearità. Chi lo ha chiamato a fare il ministro ne condivideva le idee. Questa è la sua forza. Ora, ed è la novità, ha messo a punto un crono programma in cui tutte le cose esposte dovranno essere realizzate. Dalla modifica dell’abuso d’ufficio a una diversa disciplina delle intercettazioni, passando per l’inappellabilità delle assoluzioni, per giungere alla separazione delle carriere (fra accusatori e giudici). Molto bene.

Il percorso non sarà semplice, non mancheranno gli inciampi. Sullo sfondo l’ipotesi che Nordio ha prospettato fin dall’inizio: o ci riesce o si dimette. Sulla predisposizione delle norme, interna alla compagine governativa, occorre che sia fermo e coerente. La navigazione parlamentare sarà cosa diversa e, in quella sede, staremo a vedere se la sinistra coglierà l’occasione per dimostrarsi forza consapevole e affidabile, oppure se sceglierà di fare la concorrenza alla peggiore destra. Cedendo al corporativismo e finendo con il somigliarle in giustizialismo. Che è l’opposto della giustizia.

 

 La Ragione

 

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