Un fisco liberale ma più solidale

Un fisco liberale ma più solidale

La proposta di flat tax del 25% che gli esperti di Silvio Berlusconi stanno elaborando è – per molti aspetti – geniale per la sua natura innovativa.

Dà vita a un sistema tributario liberale conforme al mercato, orientato alla crescita, con una consistente componente sociale e con recupero dell’evasione fiscale. Le sue difficoltà di messa a punto e attuazione stanno proprio in questi pregi.

Per nessun livello di reddito vi è un peggioramento di peso fiscale e per i redditi bassi e medio-bassi vi è un notevole alleviamento della pressione fiscale, reso possibile dal recupero dell’evasione fiscale, dipendente dal fatto che l’esonero fiscale di 10mila euro per tutti sino a 100mila euro di reddito dichiarato, al di sopra dei primi 10 euro di guadagni, lo si ottiene, per una quota crescente man mano che cresce il reddito del contribuente, tramite la deduzione dal suo imponibile di determinate spese per consumi prioritari, documentate da fatture o ricevute fiscalmente valide.

Questa è la parte tecnicamente più innovativa, ma non semplice, sia per la scelta delle spese di consumo che il contribuente dovrebbe documentare, sia per il loro controllo da parte del nostro fisco, la cui informatizzazione è imperfetta e soggetta a molti errori.

Inoltre la deducibilità di 10mila euro per tutti i redditi amplia il problema rispetto all’attuale regime, in cui c’è un credito di imposta di 8mila euro per i redditi di lavoro dipendente più bassi che via via si riduce, mentre per i redditi di lavoro autonomo e di pensione il credito d’imposta soggetto a riduzione, via via che il reddito cresce, è meno di 8mila euro. Le spese per alimentari di largo consumo sarebbero fra i maggiori candidati al beneficio fiscale di 10mila euro. Gli esercizi commerciali che non fatturano o sotto fatturano sarebbero incentivati a farlo per non perdere clienti, che altrimenti comprerebbero da rivali che fatturano.

Ma non si sa quando e quanto ciò possa accadere. E le micro fatture sono noiose da controllare e schedare. Inoltre, non è previsto l’aumento dell’esonero in relazione al numero dei figli minori a carico e alle spese per l’infanzia.

D’altra parte, lo schema predisposto non riguarda i redditi sopra i 100mila euro. Qui non si può mantenere una flat tax del 25%: non per ragioni di gettito, ma perché gli alti redditi attualmente danno un gettito minimo, e perché l’Italia, paese con un alto debito pubblico, sarebbe accusata di concorrenza fiscale vietata in sede europea.

Sopra i centomila euro si può porre un’addizionale, come contributo alla sanità ragionale, che arrivi progressivamente al 5% per i redditi più alti. Comunque, per assicurare la parità di gettito e una maggiore progressività del tributo, verso il basso, secondo i calcoli del mio piccolo gruppo di ricerca basati sulle dichiarazioni dei redditi, basta un’aliquota del 23%, più un contributo sanitario progressivo, che arrivi al 3%.

Sicché lo schema berlusconiano sta con i piedi per terra.

Francesco Forte, Il Giornale 11 dicembre 2017

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