Tasche

Tasche

Le divisioni ci sono e sono profonde. Le abbiamo viste prima, si sono ampliate durante e sono deflagrate dopo il voto. Come sono state negate e poi svelate, ora saranno celate. Fra qualche giorno nascerà il nuovo governo. Considerato che i coltelli sono stati sguainati su questioni di nomi ed equilibri, ci sono diversi temi che riguardando le tasche, gli interessi materiali, sui quali la destra non sarà chiamata domani, ma oggi a far sapere qualche cosa. Saranno pur grette, le tasche, ma più rilevanti delle sceneggiate.

  1. Sulla partita europea del gas continua a lavorare Mario Draghi. In settimana ci sarà il Consiglio europeo, l’ultima funzione del governo ancora in carica. L’Italia chiede di porre una qualche forma di tetto al prezzo e procedere ad acquisti e stoccaggi comuni. È rilevante che la si spunti (come penso) o meno, ma lo è di più che siano chiare le conseguenze: più l’Unione europea affronta unita non solo la conclamata condanna dell’invasione russa, ma la gestione delle conseguenze, più si stringono i vincoli di appartenenza. Se qualcuno vuole l’Europa dei popoli e delle nazioni, senza troppo mettere in comune rischi e difese, deve parlare oggi, o per sempre accettare quel che ne deriva. Togliere quel mandato a Draghi sarebbe legittimo, ma deve essere chiaro. A parte sapere chi va a fare il ministro di cosa, occorrono parole chiare sulle cose che hanno riflessi nelle tasche.
  2. I nostri vincoli non sarebbero certo solo quelli del gas. Le politiche europee comuni, cui dobbiamo grande parte della nostra stabilità monetaria e prosperità economica, sono più vaste. Starci dentro contando nulla e facendo comunella con i piccoli non è nell’interesse della seconda potenza industriale europea. Non basta avere un ministro degli esteri o degli affari comunitari che reciti la poesiola dell’europeismo, serve la convinta e permanente conferma della consapevolezza e accettazione. Considerato che al governo si trovano almeno due componenti che andavano vaneggiando di uscita dall’euro, le nostre tasche reclamano chiarezza.
  3. Nei primi otto mesi del 2022 le entrare fiscali sono aumentate del 15%, con un maggiore gettito di 42 miliardi. Contrariamente a quel che le propagande elettorali andavano raccontando, l’Italia è cresciuta, in due anni, quanto non cresceva da molti anni e più della media Ue. Nello stesso tempo è sceso il peso percentuale di deficit e debito. Eccellente risultato. Ora la crescita rallenta (nel mondo), da noi potrebbe fermarsi e quel maggiore gettito non era dovuto, purtroppo, al recupero di evasione fiscale, ma all’inflazione e all’Iva (prevalentemente). Il che significa non ci sarà ancora. La legge di bilancio, che il nuovo governo dovrà fare subito, sarà scritta alla maniera di Fratelli d’Italia, senza scostamenti e più debiti, o a quella di Lega e Forza Italia (come di 5 Stelle e Pd)? Nel primo caso le tasche si tranquillizzano, nel secondo si preparino a pagare di più per il servizio al debito.
  4. La Lega disse di avere cancellato la legge Fornero, sulle pensioni. Falso: era sospesa, si sono tolti soldi a lavoratori e contribuenti per pagare anticipi pensionistici e, il primo gennaio, torna in vigore. Si parla di una “opzione uomo”, i cui contorni sono ancora ignoti. Servirebbe una “opzione umana”, consistente nel rendere possibili uscite anticipate, ma senza un solo centesimo a carico di lavoratori e contribuenti, sulla base del versato. Perché far pagare ai più giovani pensioni che loro non avranno mai è una terribile ingiustizia. Soffrono le tasche, ma anche le teste.
  5. Finito lo spazio non elenco le truffe sul reddito di cittadinanza, elargito non solo a delinquenti, ma anche a inesistenti in Italia. I navigator non si sono limitati a non trovare loro lavoro, non li hanno proprio trovati. E manco cercati. Mentre bonus insensati costano un occhio e rendono un accidente. I vincitori promisero di sbaraccare questa roba. Sarebbe bello sapere come e quando.

La Ragione

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