Se la bandiera dell’Europa sventola a Tblisi

Se la bandiera dell’Europa sventola a Tblisi

Ieri è girato molto il video di una donna nel fuoco delle proteste di Tblisi, Georgia, mentre sventolala bandiera d’Europa. I georgiani stanno manifestando contro una legge in discussione al Parlamento e ricalcata su quella russa che ha consentito a Vladimir Putin di chiudere i giornali e mandare in galera giornalisti e blogger a lui ostili. Putin, nel nostro disinteresse, ha invaso la Georgia nel 2008, quattordici anni prima di invadere l’Ucraina, s’è preso l’Ossezia del Sud e l’Abkhazia, ne ha riconosciuto l’indipendenza e ne ha fatto roba sua.

Da allora, l’Unione europea valuta l’ammissione della Georgia, con le sue classiche infinite cautele, e il terrore della gente in piazza è di finire nelle grinfie russe. Non voglio rifare qui la storia della Georgia, voglio soltanto ricordare rapidamente Mikheil Saakashvili, il più celebre e discusso leader europeista georgiano, uno che Putin disse di volere vedere “appeso per le palle”. Ora è in carcere, dove pochi mesi fa un avvocato lo trovò coperto di lividi e con tracce di avvelenamento nel sangue. Così va il mondo, non soltanto dove s’allunga l’ombra di Putin, ma dove s’allunga va così, sempre.

Le Georgia è ancora più lontana dell’Ucraina, è al di là del Mar Nero, sopra le estremità orientali della Turchia e sopra l’Azerbaijan. E da così lontano, abbiamo visto quella donna sventolare la bandiera d’Europa, mentre la polizia cercava di respingerla con gli idranti. Lei è riuscita a evitare il getto, e poi un gruppo di uomini l’ha accerchiata per proteggerla e permetterle di tenere alta la bandiera. E io pensavo che così, da noi, non l’ho vista sventolare mai.

La Stampa

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