Se il pacifismo è il partito della resa altrui

Se il pacifismo è il partito della resa altrui

Al tempo della guerra in Vietnam, i pacifisti chiedevano agli americani di andarsene non certo ai vietnamiti di arrendersi

Quando si discute di pace e di pacifismo non bisognerebbe mai dimenticare che gli stessi pacifisti, vuoi ingenuamente vuoi consapevolmente, sono stati usati nella storia del Novecento come delle armi per delegittimare il nemico. Non è un mistero per nessuno — o almeno non dovrebbe esserlo — che il movimento pacifista fu strumentalizzato dal Pci che era attentissimo nel mostrare le guerre in atto e in potenza degli Stati Uniti ma era distratto sulle azioni e intenzioni belliche dell’Unione Sovietica.

Vi è nel pacifismo un’ambiguità di fondo, colta molto bene anni fa da Gabriella Mecucci nel libro Le ambiguità del pacifismo , che andrebbe sempre dissolta per evitare che il giusto sentimento di pace degli uomini pacifici e di buona volontà sia trasformato in un’arma di propaganda dal pacifismo ideologico.

Purtroppo, dimenticando o ignorando la tragica storia totalitaria del Novecento, il pacifismo dei nostri giorni è riuscito persino a passare dalla propaganda alla caricatura.

Infatti, chiedere agli ucraini di arrendersi per avere la pace, che sarebbe una sottomissione, è ridicolo e immorale ossia grottesco. Al tempo della guerra in Vietnam, i pacifisti non chiedevano ai vietnamiti di arrendersi ma agli americani di andarsene. Oggi perché non si chiede alla Russia di Putin di abbandonare l’Ucraina? Perché si incontrano due tabù: da una parte gli Usa e dall’altro la Russia che per molti pacifisti italiani, tanto di sinistra quanto di destra, sono nient’altro che i loro fantasmi mentali che non hanno superato.

Purtroppo, non è solo un problema privato. È anche una grande questione pubblica: è la fragilità della nostra democrazia vista dal lato della politica estera. Quella più importante. Il pacifismo italiano è, allora, una sorta di partito della resa altrui che vive con risentimento ancora nella politica dei due blocchi e desidera la pace come sconfitta del mondo che ha vinto la «guerra fredda»: le democrazie occidentali, noi stessi.

Il Corriere della Sera

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