Procedure vs risultati

Procedure vs risultati

Vi sembra possibile che, sapendo di avere pochi presidi, a scuola, e che molti hanno più istituti sulle spalle, il relativo concorso per selezionare i nuovi si concluda a settembre e che, nello stesso mese, si procederà all’assunzione di altri 58.000 insegnanti, perché mancano? Lo sanno tutti che le scuole cominciano a settembre, sicché chiunque sarebbe in grado di capire che gli uni e gli altri dovrebbero arrivare prima, in modo che a settembre siano già al lavoro. Ma le cose non stanno così, sono messe peggio.
Il concorso dei presidi è stato bloccato dal Tar, perché tre commissari risulterebbero incompatibili. Il Consiglio di Stato ha poi sospeso la sospensione, dato che è prevalente interesse pubblico il concorso si faccia, se, però, è regolare o meno si vedrà alla discussione di merito, che dovrebbe concludersi fra un paio d’anni, vale a dire a circa due anni dall’assunzione dei vincitori del non si sa se regolare concorso. Mentre gli insegnanti la metà neanche avranno mai fatto un concorso, perché si vanno a sanare pendenze generate dal fatto che i concorsi non si fecero. Colpa del governo? Semmai dei governi. L’ultimo è il meno colpevole per il presente, posizionandosi bene per il futuro. Usiamo procedure folli e ci lamentiamo di risultati insulsi.
A Milano condannano il sindaco per falso ideologico, relativo a quando si occupava di Expo. Grave. Approfondisci e scopri che: a. la condanna dice che ha agito per buoni motivi, altrimenti sarebbe saltato tutto; b. il falso consiste nell’avere retrodatato di giorni una firma (lui nega); c. la condanna arriva dopo anni e a quattro mesi dalla prescrizione; d. siamo in primo grado quindi manco condanna è. Insensato.
È impossibile che si sia tutti incapaci o delinquenti, come è impossibile che non si possa fare una cosa in modo regolare e senza intoppi? Eppure riusciamo nell’impossibile, imponendoci procedure finalizzate non al risultato, ma a un formalismo nel quale sguazzano alla grande i lestofanti e crepano asfissiati quanti credono di potere o dovere fare qualche cosa.

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