Premio al lavoro

Premio al lavoro

C’era una volta il lavoratore che, una volta assunto, festeggiava. Ora viene festeggiato. C’era un tempo in cui se segnalavi un amico o conoscente all’azienda, per farlo assumere, il candidato ti era grato. Ora ti è grata l’azienda. Una software house ha deciso di premiare con 2mila euro una donna che si fa assumere, e 500 in meno un uomo. Un premio viene anche riconosciuto al dipendente che ne presenta un altro.

Non è il mondo capovolto, ma quello presente. Ci si è arrivati per due ragioni: a. determinate figure professionali (in questo caso sviluppatori, ma ce ne sono in ogni settore) scarseggiano, la domanda supera l’offerta; b. i centri pubblici per l’impiego sono inutili, semmai si va per agenzie private o passaparola, a spese del privato.

Siccome questa è pur sempre una penuria indotta dalla crescita, quindi con un risvolto positivo, quel che compete allo Stato non è gareggiare in bonus, ma far funzionare meglio la formazione e chiudere quel che, da anni, è fallimentare. Si può e si deve.

La Ragione

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