Non basta vincere

Non basta vincere

Avere la maggioranza assoluta degli eletti impone a Giorgia Meloni e al centrodestra il diritto di formare il governo. Ma anche il dovere di governare…

Immagino che a questo punto, sebbene siano passati cinque giorni, si sia stufi delle analisi elettorali e si ha voglia di passare, girare pagina e guardare insieme a quello alle prossime notizie che arriveranno.

In realtà il prossimo governo, che, con ogni probabilità, sarà il governo Meloni non nascerà prima della terza settimana di ottobre. Deve ancora insediarsi il nuovo Parlamento, bisogna eleggere i Presidenti delle due Camere e delle commissioni parlamentari.

Ad ogni modo, è assolutamente evidente la vittoria del centrodestra che conquista la maggioranza assoluta sia alla Camera, sia al Senato. Ha, pertanto, l’indiscutibile diritto-dovere di dare vita al nuovo governo.

Attenzione, però! La partita non si esaurisce in questo modo: non finisce il giorno in cui qualcuno ha preso i voti per formare un governo che abbia la fiducia del Parlamento.

Quante volte abbiamo sentito dire nei mesi e negli anni passati che bisognava tornare al voto? Chi diceva queste cose – che io non ho mai condiviso – lo diceva perché riteneva fosse esaurito il ruolo e il peso di quella legislatura e che i governi non debbano cambiare nel corso della legislatura (cosa che è esclusa in qualsiasi sistema parlamentare). Eppure c’erano già stati un voto e il responso delle urne.

Quindi, come si vede, non è che il voto esaurisce il problema. Governare non è comandare. Governare significa compiere delle scelte, spesso delicate, costruendo poi quotidianamente il consenso attorno a quelle scelte. Non lo si fa una volta per tutte le altre.

Anche perché, se guardiamo con attenzione il voto, è indiscutibile la vittoria del centrodestra, ma non hanno preso molti voti in più rispetto alla volta scorsa. In realtà, c’è un enorme successo di Fratelli d’Italia che prende moltissimi voti: quei voti che prima prendevano i suoi alleati.

Il centrodestra ha preso meno della metà più uno dei voti espressi: questo significa che la maggioranza assoluta di quelli che sono andati a votare non hanno espresso una fiducia e un desiderio di essere governati dal centrodestra.

Quelli che hanno deciso e vogliono essere governati dal centrodestra sono la maggioranza relativa degli elettori e hanno dato luogo – grazie al sistema elettorale – alla maggioranza assoluta degli eletti.

Se, però, contiamo ancora gli italiani che sono andati a votare, cioè quelli che hanno espresso un desiderio positivo di voler essere governati dal centrodestra sono un terzo. In una democrazia non è che si governa a prescindere. Si devono comunque convincere le persone di quello che si sta facendo, quindi bisogna stare molto attenti a non cadere nella trappola del consenso, cioè a pensare che sia autosufficiente.

Tutte le questioni relative, per esempio, alle riforme costituzionali, che sono necessarie e non perché la Costituzione è vecchia. Ad esempio, la sinistra, nel 2001, fece una riforma costituzionale che la scassò. Si deve e si può porre rimedio in Parlamento, discutendo con tutti. Perché la Costituzione è materia di tutti.

Si deve, poi, governare l’economia: la questione dei beni e dei finanziamenti di cui l’Italia gode è una questione che coinvolge tutti.

Certo che il governo ha il diritto e la responsabilità di compiere delle scelte, ma questa saranno verificate giorno dopo giorno. Se il nuovo governo, che nascerà a fine di ottobre, non intenderà subire la sorte dei tanti che l’hanno preceduto, ossia quella di cadere in fretta e per mano dei suoi alleati dovrà nascere con l’idea di fare qualcosa che stia nella storia del Paese.

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