I ragazzi di fronte al cellulare per 4 ore al giorno: ma con carta e penna si impara di più. Ecco perché

I ragazzi di fronte al cellulare per 4 ore al giorno: ma con carta e penna si impara di più. Ecco perché

20Nella differenza tra leggere un libro o un e-book, tra prendere appunti con carta e penna o sul tablet, misureremo la nostra evoluzione come esseri umani nei prossimi decenni. Se vi sembra un’esagerazione, vi può essere utile leggere lo studio presentato oggi al Senato dalla Fondazione Luigi Einaudi, che ruota attorno al «valore imprescindibile di carta e penna nei processi di apprendimento». E parte da una premessa necessaria: «Leggere su carta o su uno schermo non è una scelta neutrale, perché l’uso degli strumenti digitali sta cambiando i circuiti neuronali del nostro cervello». Ci sono conseguenze fisiche ormai accertate, dall’aumento della miopia agli atteggiamenti scoliotici, ma gli effetti più preoccupanti sono di natura sociale e politica: «la crescente e diffusa incapacità di comprensione dei testi, il deficit di empatia e la difficoltà nel distinguere i fatti dalle opinioni».

Nel documento non si punta a demonizzare cellulari e tablet, ma a descrivere uno scenario, da cui nessuno può davvero sentirsi escluso, soprattutto chi è genitore e, in questa partita, ha anche un compito di educazione. Stando ai dati più recenti, infatti, un giovane sui venti anni, in media, controlla il proprio smartphone tra le 150 e le 190 volte al giorno, e, tra il 2012 e il 2018, il tempo medio che i quindicenni in Italia hanno trascorso su Internet, in un giorno feriale, è passato da meno di 2 ore al giorno a circa 4 ore. Guardando ai nostri ragazzi, i dati più allarmanti sono quelli che insistono sull’apprendimento e sull’istruzione: «calo del livello di attenzione, sia per qualità che per durata, minore comprensione e capacità di memoria» sono alcuni dei sempre più frequenti effetti derivanti non più solo dall’abuso, ma anche solo dall’uso prolungato di questi dispositivi.

Entrando in ambito clinico, tanto maggiore è il tempo passato usando lo smartphone, tanto maggiore è la probabilità che il bambino vada incontro a iperattività e disturbi ADHD. In Italia i bambini con disturbi dell’apprendimento sono passati, in meno di dieci anni, dallo 0,7% al 3,2%, con un aumento pari al 357%, e la disgrafia è aumentata del 163%. Perché il rischio non è solo quello di perdere una «capacità di lettura competente», a causa delle modalità di fruizione di un testo sullo schermo, consumato saltando da una parte all’altra o scorrendo in basso rapidamente, con un’attenzione continuamente frammentata. Nella ricerca c’è anche un forte accento sull’abilità di scrittura che si sviluppa usando carta e penna, grazie alle quali «si impara meglio e si ricorda meglio».

Anche qui vengono citati studi ed esperimenti specifici, concordi nel sottolineare come scrivere a penna, ancora di più in corsivo, consenta di aumentare la concentrazione, sviluppare il pensiero logico-lineare e una migliore concettualizzazione degli argomenti. Chi prende appunti con l’inchiostro, insomma, lo fa in modo più efficace di chi digita sullo smartphone o sul tablet. E questo discorso vale, a maggior ragione, per la scuola, dove al crescente utilizzo di strumenti digitali nelle attività didattiche, deve corrispondere la definizione di linee guida per insegnare agli studenti come sfruttare al meglio queste opportunità, senza perdere contatto con il testo stampato e la penna.

L’ultima parte del paper della Fondazione Einaudi è dedicato a sfatare una falsa credenza, cioè che l’uso di dispositivi digitali sia, quantomeno, più «green». Ebbene, sappiate che l’impronta carbonica di un libro scolastico di 400 pagine (circa 2 kg) equivale all’uso di uno smartphone due volte al giorno per una settimana ed è inferiore a quella di un litro di benzina o di un paio di jeans. Più in generale, rispetto alle emissioni inquinanti globali, se nel 2008 il settore digitale aveva contribuito per il 2%, negli ultimi 10 anni questo valore è triplicato e si stima che nel 2040 raggiungerà il 14% del totale. Non è affatto detto, quindi, che leggere sull’e-book sia una scelta ambientalista rispetto al vecchio libro, anche perché il primo ha dei costi di smaltimento non indifferenti, mentre il secondo è totalmente riciclabile.

 

La Stampa 

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