La partita

La partita

Oltre l’Ucraina

La riscossa militare ucraina dimostra che fornire aiuti e armi a chi ha subito una criminale invasione è non solo efficace, ma anche lo strumento per negoziare. Se i russi avessero potuto affondare come un coltello caldo nel burro nessun negoziato si sarebbe mai visto.

La grave depressione economica russa, l’incapacità produttiva, compresa quella di sostituire le armi distrutte, fino al punto da elemosinarle dagli stati canaglia, Corea del Nord in testa, dimostra che le sanzioni funzionano eccome. Quanti, nel mondo delle democrazie, erano contrari alle armi e diffondevano la bugia che le sanzioni puniscono più i sanzionatori che i sanzionati, non sono delle anime sensibili, ma sensibilizzate all’imperialismo putiniano. Una tara che non sarà cancellabile per molti anni.

Il conflitto, però, non sarà deciso sul campo. Nessuna delle due parti è in grado di prevalere. Che è poi la condizione per cui non si passa dall’aggressione criminale alla guerra mondiale. Sul campo, pagando con il sangue, si stabiliscono le premesse del negoziato. Su cosa?

Putin non voleva l’Ucraina in quanto tale. Ci credevano solo i suoi accoliti. Ha scelto l’Ucraina perché l’Occidente aveva dato prova dell’esatto opposto di quello di cui la propaganda putinofila lo ha accusato: era disposto a tollerare e abbozzare, pur di non guerreggiare.

Non era la Nato che si espandeva ad Est, era la Russia che si espandeva oltre i confini. Lo scopo della guerra russa, però, non era l’Ucraina, bensì un nuovo equilibrio globale, che restaurasse il mondo crollato nel 1990. Crollo festeggiato dagli uomini liberi e per il bene dell’umanità.

All’azzardo putiniano ha dato corda la Cina. Il sangue lo mettevano i russi, il crollo sarebbe stato russo, ma il guadagno poteva essere cinese. Da qui anche le iniziative su Taiwan. Quel disegno ha fallito. Sul lato russo tocca ai russi liquidarlo, con il suo artefice.

Pena l’isolamento e la miseria per gli anni a venire. Quando ancora il conflitto non era iniziato ci si poneva il problema di come salvare la faccia a Putin, ora sono i russi a dovere stabilire come salvarsi da Putin. Il resto sarà confronto di forza militare senza guerra, di influenza economica e di capacità diplomatica.

Il mondo unipolare non c’era, non c’è e non ci sarà. Quello bipolare è morto e ha mancato la resurrezione. Ma gli equilibri sono tutti da definire. L’Occidente è stato unito e determinato nel sostenere l’Ucraina.

Continueremo a farlo, perché per loro è una guerra nazionale e per noi sono un Paese che combatte anche nel nostro interesse. Ma il conflitto si fermerà quando la diplomazia avrà iniziato il lavoro su equilibri che non riguardano né solo l’Ucraina né solo l’ex impero sovietico. E di questo no, non mi pare vi sia adeguata consapevolezza politica, dalle nostre parti.

Non solo le guerre, ma anche le partite si vincono se non si dimentica mai a quale scopo le si combatte e gioca. La nostra è imperdibile, perché intestata alla crescita della ricchezza e l’affermarsi della libertà.

La Ragione

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