La morale senza politica

La morale senza politica

Ogni volta che il Pd è travolto da uno scandalo (mi adeguo al lessico corrente, sebbene trovi scandalosa soprattutto la propensione a scandalizzarsi), si ritira fuori la celebre intervista sulla questione morale concessa a Eugenio Scalfari da Enrico Berlinguer nel 1981. Sono fra i non molti a ritenere che Berlinguer parlasse di questioni morali avendo esaurito, col declino del comunismo sovietico e il tramonto del compromesso storico, le questioni politiche. E però le questioni morali, altro guaio, producono il moralismo, cioè l’opposto della politica, e Pci ed eredi, fino al Pd, da una quarantina d’anni combattono gli avversari in quanto corrotti, mafiosi e trasformisti – tra l’altro supportati più dalle ipotesi investigative che dalle successive risultanze processuali.

Finché, com’era ovvio, non si trovò il moralista al quadrato, e ricordo lo scandalo (rieccolo) sul viso di Rosy Bindi quando in parlamento si alzò un grillino a dichiarare il Pd partito delle cosche. Su questi presupposti le vergini sono scomparse. Ormai è diventato un tiro incrociato: un giorno la destra moralizza la sinistra, l’altro la sinistra moralizza il centro, al terzo il centro moralizza la destra e avanti così, per l’eternità, per cui ognuno è a turno moralizzato e moralizzatore, senza nemmeno rendersi conto di quanto la partita sia diventata tristemente comica. La politica è sepolta dalla gara micragnosa a chi è più onesto, diventata la gara a chi è meno disonesto. Il motto del millennio è “non mi faccio fare la morale da chi…”. Ricominceremo a vivere quando qualcuno dirà “non faccio la morale a nessuno, faccio politica”.

 

La Stampa 

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