La Meloni ha morso il cane autieuropeista, ma i giornali hanno ignorato la notizia

La Meloni ha morso il cane autieuropeista, ma i giornali hanno ignorato la notizia

Secondo una cattiva interpretazione della vecchia regola per cui a fare notizia non è il cane che morde l’uomo, ma l’uomo che morde il cane, i giornali hanno bellamente ignorato il discorso pronunciato ieri da Giorgia Meloni al Consiglio d’Europa riunito a Reykjavik. C’è da credere che se il presidente del Consiglio italiano avesse parlato male dell’Europa la notizia sarebbe stata colta e, per così dire, valorizzata. Ne ha invece parlato bene, benissimo, e di conseguenza nessuno ne ha dato conto. Eppure, la professione di europeismo enunciata da un leader politico sostanzialmente antieuropeista fino allo scorso semestre dovrebbe avere valore di notizia non meno dell’uomo che morde il cane.

Infatti ha morso, Giorgia a Meloni, eccome se ha morso. La Giorgia Meloni presidente del Consiglio ha letteralmente sbranato la Giorgia Meloni leader dell’opposizione, fino a cancellarne ogni passata traccia politica. Del resto, che qualcosa di profondo fosse cambiato l’ha detto all’inizio del suo discorso islandese. “La guerra in Ucraina – ha esordito Meloni, evidentemente riferendosi alle aspettative di pace – ha messo in discussione certezze sulle quali ci eravamo per troppo tempo ingenuamente adagiati”. Con l’attacco militare di Putin a Kiev tutto è, appunto, cambiato. Più o meno quello che è successo con il passaggio della Meloni dall’irresponsabilità dell’opposizione alle responsabilità del governo. E infatti: “Il Consiglio d’Europa – ha detto la premier davanti ai capi di Stato e di governo dei paesi membri – è la casa di tutti gli europei” ed “europea è la nostra comune identità”. Un’identità “fondata sui valori di libertà, democrazia, giustizia, uguaglianza tra gli uomini”. Valori che “l’eroico popolo ucraino” sta difendendo in prima persona al posto nostro.

Il cambio di paradigma è netto, radicale. Giorgia Meloni si è evidentemente resa conto del fatto che non è pensabile governare l’Italia contro l’Europa e ha di conseguenza innestato la retromarcia. Per un decennio ha fatto leva sulla vecchia identità post missina, per un decennio ha alimentato l’euroscetticismo, per un decennio ha cavalcato ogni onda che si levava dalla società per andare ad infrangersi contro l’establishment. Soprattutto contro “l’establishment tecnocratico europeo”. Poi, più nulla.

Che sia realpolitik o reale convinzione è difficile dirlo. Certo è che da quando si trova a capo del governo Giorgia Meloni ha ribaltato i canoni della propria narrazione pubblica nel tentativo evidente di rassicurare i partner e di dare una nuova identità a se stessa e al proprio partito. Quella di Meloni è un’operazione a cavallo tra politica e cultura. Un’operazione eminentemente identitaria, utile tanto a lei quanto all’Italia. Ma se i giornali continuano ad ignorarla rischia di rivelarsi un’operazione clandestina.

Huffington Post

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