La bussola di Gorresio

La bussola di Gorresio

La definizione che Vittorio Gorresio dedicò a Mario Pannunzio è una sorta di bussola che può orientarci ancora oggi. Parliamo di due grandi penne del giornalismo liberale del dopoguerra le cui intuizioni e i cui scritti restano attuali mentre viviamo tempi in cui, ahinoi, le guerre stanno tornando.

In un articolo dedicato alla memoria di Pannunzio – pubblicato sulla rivista Tempo Presente di Chiaromonte e Silone nel ’68 – Gorresio ricorda come Pannunzio fosse intransigentemente antifascista in nome dell’intelligenza, intransigentemente anticomunista in nome della libertà e intransigentemente anticlericale in nome della ragione. Si disegna così una sorta di bussola a tre aghi tendente a un’ideale stella polare del liberalismo, definita in negativo, in omaggio al senso del limite che è da sempre caro ai liberali. Senza rinunciare però all’intransigenza, intesa in primo luogo come obbligo morale e intellettuale verso se stessi, pur nella consapevolezza che la politica è anche e soprattutto compromesso.

Antifascismo, anticomunismo e anticlericalismo. Il tempo spesso fa sbiadire la memoria e rischia di svuotare il valore delle parole. Oggi, se volessimo osare una revisione lessicale (che i nostri antichi maestri potrebbero perdonarci grazie alla loro garbata ironia) forse potremmo ridefinire come antiautoritarismo, antiwokismo e antislamismo i tre aghi di una rinnovata bussola liberale contemporanea, per meglio orientarci nella bufera dei nuovi cataclismi, locali e planetari. E oggi come allora saremmo una minoranza, accerchiata da frotte – forse non intransigenti, ma senz’altro intolleranti – di sbrigativi estimatori delle democrature, di grotteschi guardiani dell’ortodossia woke, d’ingenui incensatori delle teocrazie, nel disprezzo dell’Occidente e forse perfino della triade pannunziana “Intelligenza – Libertà – Ragione”.

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