Irreale

Irreale

Per quanto sia simpaticamente disperante, il nostro dibattito pubblico e politico considera la realtà un fastidio per idee contrapposte e irreali. Finché uno dice “nero” e l’altro contrappone “bianco” riescono a capirsi, grati a vicenda per avere incarnato l’opposto che certificare la propria esistenza, ma se uno passa e osserva che il mondo è colorato o che stanno discutendo al buio, lo prendono per un nemico del dibattito. Guardate le ultime due trovate.

Il concetto di “sostituzione etnica”, che è in sé una bestialità, è stato utilizzato, negli anni, innumerevoli volte. Poi arriva un ministro che non ne conosce le origini (così dice), forse neanche il significato, crede che sia la stessa cosa di sostenere che si debbano fare entrare meno immigrati e su quello di accende uno spettacolare dibattito, cui partecipano tanti perché è facile, ci si può schierare senza troppo pensare e studiare. Mentre l’obiezione più sensata è un’altra: il ministro si occupa di agricoltura, ovvero uno dei settori che più reclamano altra manodopera e più lavoratori. È ministro di un governo che ha appena finito di approvare un Documento di economia e finanza in cui si sostiene che è necessario far entrare continuamente più immigrati per anni. Un dibattito è sensato e reale se si chiede al signor ministro: va via dal governo perché non ne condivide gli atti o ci rimane perché non condivide quel che ha detto? Ma no, troppo complicato, troppo dedicato a un pubblico che dispone di qualche informazione, meglio adagiarsi sul basico: pro e contro. Non si sa manco cosa.

Surreale che si supponga uno sgravio fiscale di 10mila euro a figlio quando solo il 13% dei contribuenti dichiara un reddito annuo lordo superiore a 35mila, quindi paga meno di 10mila. Alla fine a chi lo facciamo, lo sgravio, al 3, 4 o 5% del 50% degli italiani, che è pure ragionevole supporre siano vecchi? Semmai il quoziente familiare. Ma niente, più facile tenere il dibattito fuori dal mondo: si fanno meno figli perché si è poveri, dateci li sordi, come se non fosse solare che facevamo molti più figli quando avevamo meno, anche sotto le bombe e che per gli animali domestici si spende il quadruplo che per la prima infanzia. Ma che fastidio questi numeri e la pretesa di far pesare la realtà. Scontriamoci fra narratori di frottole contrapposte.

Poi arrivano i fenomeni: richiamiamo gli italiani che sono all’estero. Per cosa? Non facciamo gare, proteggiamo rendite, non potranno aprire uno stabilimento balneare e manco una bancarella. Comprensibile che chi ragiona e pedala neanche stia ad ascoltare. E poi non vada a votare.

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