Il virus e quella linea rossa che Conte ha (già) varcato

Il virus e quella linea rossa che Conte ha (già) varcato

A otto mesi dall’inizio della pandemia duole dover ricordare al premier Conte e al suo governo che fra libertà e salute non c’è alcuna gerarchia, e se ci fosse vedrebbe primeggiare la libertà. Il commento di Giuseppe Benedetto, presidente della Fondazione Einaudi

Il Covid c’è. Il Covid è una pandemia molto seria. Il Covid può far morire tanta gente. Questo per sgombrare il campo dagli equivoci.

Detto ciò, possiamo chiuderla qui ? Direi proprio di no.

Come ogni questione di questa portata va affrontata senza isterismi e senza estremismi. Ma, soprattutto, senza pressappochismo. È su questo ultimo termine che vorrei soffermare la mia attenzione.

All’alba della “prima ondata”, già sentivamo parlare della pressoché certa “seconda ondata”. Di un ritorno del virus dopo un prevedibile calo nella stagione estiva.

Qualcuno vuole elencarmi cosa è stato fatto durante un periodo di calma quasi piatta per prevenire e fronteggiare la seconda ondata ? Ci sarebbero tante questioni su cui recriminare, ma due su tutte.

Come è possibile vedere le file ai drive-in per effettuare un tampone ? Tamponi che evidentemente scarseggiano in gran parte d’Italia. Non era possibile prevedere una così certa recrudescenza che avrebbe richiesto controlli sanitari di massa e dotarsi della semplice attrezzatura per effettuarli ?

Ancora più incredibile, la vicenda dei vaccini antinfluenzali, al limite della procurata “altra” pandemia: quella della influenza stagionale.

Come è possibile che ad aprile, ben sei mesi fa, ogni scienziato avvertiva che sarebbe stato necessario per ampie fasce della popolazione vaccinarsi contro l’influenza stagionale (anche per ovvi motivi di differenziazione dalla Sars-Covid 19) e, ad oggi praticamente, è impossibile vaccinarsi in Italia ?

Lo dico senza tema di smentita, anche per esperienza diretta. A questo bisognerà rispondere e di questo bisognerà risponderne.

Non sto disquisendo di questo o quel banco di scuola, di come organizzare i trasporti, del perchè prima tutto aperto e poi tutto chiuso, argomenti che pure meriterebbero approfondimento, ma di due questioni certe, inequivocabili, su cui non possono esserci discussioni. Sono dati di fatto inoppugnabili.

E siccome tutto è collegato, tutto si tiene, passiamo all’altra questione fondamentale.
Il Governo deve levarsi dalla testa che le libertà fondamentali possano essere conculcate arbitrariamente.

Non c’è alcuna gerarchia tra libertà e salute. E se ci fosse non vedrebbe primeggiare la salute. Quando leggiamo che il Presidente del Consiglio con il suo fare concessorio, ci comunica che la polizia non entrerà in casa per controllarci, noi uomini liberi diciamo semplicemente che non lo fa e non lo può fare. Non per gentile concessione del sovrano, ma perché lo dicono le leggi vigenti e lo proclama solennemente la nostra Costituzione.

L’art. 14 recita: “Il domicilio è inviolabile. Non vi si possono eseguire ispezioni o perquisizioni o sequestri, se non nei casi e modi stabiliti dalla legge secondo le garanzie prescritte per la tutela della libertà personale. Gli accertamenti e le ispezioni per motivi di sanità e di incolumità pubblica o a fini economici e fiscali sono regolati da leggi speciali”.

Il che vuol dire una cosa molto semplice che solo con legge, approvata da Parlamento Italiano, sempre nel rispetto del dettato costituzionale, potranno essere previste intromissioni nel domicilio privato. Per essere chiari sino in fondo nessun D.P.C.M. potrà derogare alla legge e tantomeno alla Costituzione.

Mi soffermo sulla questione di gran lunga più rilevante alla luce dei provvedimenti annunciati e annunciandi in queste ore. Il governo pensi a governare la pandemia, a non ripetere gli errori di programmazione sopra evidenziati e lasci stare intromissioni fuori luogo nella sfera delle libertà pubbliche e private.

Ricordi che le pandemie passano, cosi come i Governi.

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