Il Marocco messo nel mirino

Il Marocco messo nel mirino

Che le milizie separatiste del Polisario abbiano rapporti con il terrorismo islamico e rischino di essere eterodirette dall’Iran degli ayatollah è cosa nota da tempo. Nei giorni scorsi il “Washington Post” è tornato sulla questione rivelando un inedito rapporto fra i ribelli del Fronte Polisario ed Hezbollah, il braccio armato dell’Iran in Medio Oriente. Un rapporto che rischia di incendiare un’area del mondo di pertinenza geopolitica italiana: il Nordafrica. Sconfitto in Siria e ridimensionato da Israele in libano, secondo molti analisti il regime iraniano sarebbe infatti intenzionato a insediarsi nel Sahara Occidentale. Novità che rappresenta un’oggettiva minaccia per l’Occidente, oltre che per i governi dell’area che in questi anni hanno fatto argine alle infiltrazioni jihadiste. Parliamo in particolare del Marocco, grande amico dell’Italia a cui nel dicembre del 2020 gli Stati Uniti (sotto la presidenza Trump) riconobbero la sovranità sul Sahara Occidentale in cambio della normalizzazione delle relazioni con Israele attraverso i Patti di Abramo.

I ribelli indipendentisti sahrawi del Fronte Polisario minacciano la stabilità del Marocco e di conseguenza quella del Nord Africa. Li spalleggia l’Algeria. Una tensione che risale agli anni successivi alla decolonizzazione. Dopo il ritiro della Spagna nel 1975, il Marocco annetté il Sahara occidentale suscitando la feroce opposizione del Fronte Polisario, che proclamò la Repubblica Araba Sahrawi Democratica (Rasd) e diede inizio ad una guerriglia. L’Algeria offrì subito rifugio, supporto logistico e militare al Polisario, consolidando una rivalità che si è protratta fino ai giorni nostri. Nell’ultima trattativa presso le Nazioni Unite il Marocco si disse disposto a concedere l’autonomia amministrativa al Sahara occidentale, ma il Fronte Polisario rovesciò il tavolo reclamando la piena e totale indipendenza. Nel 2021 il Governo di Algeri ha sospeso le relazioni diplomatiche con Rabat. Una decisione direttamente collegabile ai Patti di Abramo e da leggere, pertanto, in chiave anti israeliana. Le tensioni Algeria-Marocco vanno dunque ben oltre il semplice sostegno di una causa separatista: riflettono un più ampio confronto per la leadership regionale, in un contesto aggravato da rivalità energetiche, divergenze ideologiche e alleanze internazionali contrapposte.

In assenza di un serio processo di dialogo, il rischio di una escalation armata resta concreto, minando la stabilità non soltanto dei due Paesi ma dell’interno Nord Africa. L’Italia si trova nel mezzo. Per logica politica dovrebbe collocarsi fermamente dalla parte del Marocco, ma non è così. Pesano infatti gli interessi dell’Eni e i recenti accordi per le forniture di gas e petrolio sottoscritti dal Governo Meloni nel quadro del cosiddetto Piano Mattei. Non solo. In coerenza con la tradizione culturale della destra sociale italiana – un tempo assai sensibile ai revival etnici e alle istanze dei popoli in cerca di Stato – Giorgia Meloni ha avuto una vera e propria infatuazione per il popolo sahrawi durante una visita nel Polisario risalente al 2000. E nel 2007 l’allora vice presidente della Camera presentò assieme ai partiti di sinistra una mozione parlamentare per riconoscere lo status diplomatico alla rappresentanza in Italia del Fronte.

Da allora è passato molto tempo. Giorgia Meloni ha ora assunto responsabilità di Governo e la situazione geopolitica si è ulteriormente infiammata. Sarebbe auspicabile un conseguente cambio di passo.

 

La Ragione

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