I politici e i “cambi di casacca”, i numeri e le ragioni

I politici e i “cambi di casacca”, i numeri e le ragioni

Politica, cambi di casacca record nell’ultima legislatura. Abbiamo raccontato i numeri in un’infografica accompagnandoli a un breve (ma esaustivo) commento di Davide Giacalone

Agostino Depretis era un dilettante. Potrebbe andare a lezione presso una massa di pronipoti. Il padre della stagione trasformista costruiva le ragioni che portavano parlamentari vaganti a recargli il sostegno del proprio voto, costruiva motivazioni, nobilitava gli scopi.

I trasformisti odierni sono una massa autogenerata, dichiaratamente intenta a cercare uno spazio per sé. A darsi un peso più che una politica.

Tre le ragioni di questa prodigiosa crescita dei cangianti:

1) Il falso maggioritario. L’irragionevole pretesa di trasformare l’Italia per mezzo della legge elettorale. Il risultato è stato l’insalsicciarsi di gruppi diversi e talora incompatibili, salvo poi dividersi una volta raggiunto lo scopo sociale: l’ingresso in Parlamento. I

l maggioritario ha molti pregi. Il falso maggioritario della seconda Repubblica ha reso pregiati solo i voltagabbana e i traditori. Se posso aggiungere una cosa inutile: avevamo avvertito per tempo.

2) Gli eletti sono divenuti progressivamente degli sconosciuti ai propri elettori. La campagna elettorale la fanno prevalentemente presso quanti hanno il potere di metterli in lista.

L’anonimato politico ha non solo fatto scendere la qualità media degli eletti, ma li ha resi impunemente viaggianti da un gruppo all’altro. Tanto a seguirne i traslochi sono solo i congiunti, grati per la stozza che ne deriva.

3) Se si cancellano i partiti si fa sparire il primo e più efficace strumento di selezione e controllo degli eletti. C’è una ragione per cui i parlamentari che cambiarono partito, nel mentre erano in carica, dal 1948 al 1992, furono 11, mentre le transumanze odierne hanno le dimensioni che si possono vedere: ieri si doveva mettere in conto il disvalore del disonore, il bollo di traditore, l’etichetta di trasformista.

Ora si concorre al premio per il miglior giocoliere. Nei partiti novecenteschi anche il cambiare corrente era visto con sospetto, quale dimostrazione di carrierismo opportunista, piuttosto che di pensoso travaglio interiore. Avevano tanti difetti, quei partiti.

Ma i difetti dei non partiti riescono a farli ricordare con tenerezza.

Davide Giacalone

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