Siccome sono liberale…

Siccome sono liberale…

Il regista Enrico Vanzina riflette sull’essere liberale e sul voto in un articolo pubblicato sul Messaggero del 3 giugno 2018

Sono nato in una famiglia profondamente liberale. E sono cresciuto negli anni 50 e 60, nel solco di quel pensiero. A quel tempo. Noi liberali eravamo quattro gatti sia nel paese che in parlamento. Contavamo poco. Una dignitosa ma sparuta minoranza. Pero questo non mi scoraggiava. II mio idolo era Giovanni Malagodi, un signore perbene, educato, il quale a Tribuna Politica teneva testa con iI suo piglio coriaceo ai tribuni di allora: democristiani, comunisti, ex fascisti. Poi, non si sa bene come, questi tribuni hanno cambiato pelle e oggi si dichiarano tutti liberali. Ma questa e un’altra storia. Tra i veri liberali di allora, sulla scia di Benedetto Croce, c’erano nomi eccellenti: Luigi Einaudi, Ennio Flaiano, Mario Pannunzio, Luigi Barzini. Marco Pannella, Nicolò Carandini e tantissimi altri.

Avevano grandi pregi. Tra tutti, quello di aver individuato un modello democratico europeista, filo occidentale, laico e garantista che illuminava le loro scelte in politica estera, in politica economica e sui grandi temi dei diritti civili.

Avevano un difetto, però. Pur essendo in pochi si sentivano superiori ai loro avversari. Senza dirlo (erano liberali!) pensavano che il popolo italiano sbagliasse. Essendo laici e non integralisti, non capivano cosa potesse spingerei due terzi degli elettori a votare per i preti, per i comunisti e per la nostalgia del Ventennio. Insomma, sotto sotto pensavano: gli italiani non sanno votare. Sono passati decenni e io sono ancora un liberaIe. Sopravvissuto alto stesso partito liberale, che di fatto non esiste più. Ma l’imprinting sempre quello e, in questi giorni, come i miei predecessori, sono arrivato alla conclusione che gli italiani votano malissimo. Lo dico sottovoce perché il voto democratico va accettato senza se e senza ma. Non esiste un voto di serie B e uno di serie A, cosa che ha pensato per anni una sinistra elitaria. Eppure, e me ne vergogno assai, adesso la penso anche io così. Adesso che l’ho detto, con fatica e dolore, vi spiego perché l’ho detto.

Siccome sono liberale non posso immaginare scenari anche solo vagamente razzisti. Siccome sono liberate credo nello sviluppo che non è decrescita ma investimenti per favorire il lavoro e il benessere di una nazione. Siccome sono liberale non posso accettare elargizioni assistenziali. Siccome sono liberale e rispetto i patti firmati con chi ci ha liberati dal nazifascismo non voglio rimangiarmi la parola e allearmi idealmente con Putin. Siccome sono liberale non credo che una tassa “flat” sia giusta perché favorirebbe soprattutto i ricchi. Siccome sono liberale non credo che siano i cittadini armati a doversi difendere dalla delinquenza sostituendosi alle forze dell’ordine. Siccome sono liberale penso che comunque l’Europa sia la casa comune di chi crede nella democrazia parlamentare, nei valori cristiani e nelle dinamiche di mercato occidentale del nostro continente. Siccome sono liberale credo fortemente nei poteri istituzionali e della nostra costituzione. Detto questo, essendo profondamente liberale, rispetto chi adesso ci governa ma prima o poi rivoteremo. Comunque, temo che anche la prossima volta…

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