#laFLEalMassimo – Episodio 18 – Popolo di Santi, Poeti e Navigator

#laFLEalMassimo – Episodio 18  – Popolo di Santi, Poeti e Navigator

 

Episodio 18 Popolo di Santi, Poeti e Navigator

Il rinnovo del contratto dei Navigator da parte del governo Draghi è una brutta delusione. Per quanto ci si possa parzialmente consolare con la speranza che si tratti di un accidente temporaneo lungo il percorso di riforme più profonde e strutturali rimane l’amaro in bocca. 

Il tema si presta a facili ironie e inevitabili difese d’ufficio da parte degli ideologi del meno peggio secondo i quali qualcosa è sempre meglio di nessuna cosa. 

Proviamo allora a fare qualche considerazione cercando di rimanere obiettivi.

La prima e fondamentale obiezione a questa figura di facilitatori è che si tratta di una risposta approssimativa al problema sbagliato.

Il problema è sbagliato perché non siamo di fronte a una domande a un’offerta di lavoro che non si incontrano per mancanza di informazioni o di orientamento (che al momento sembra l’unica cosa che questi tutor possano offrire): come testimoniato dagli stessi navigator in molti casi i percettori di reddito di cittadinanza mancano di competenze spesso indispensabili per trovare un impiego.  

Dunque non c’è bisogno di un funzionario pubblico di buona volontà che ha fatto un qualche corso di formazione per collegare lavoratori senza competenze con posti di lavoro che non esistono. 

Hanno bisogno di un mercato del lavoro che funzioni, creando le nuove opportunità di cui il paese ha bisogno per far crescere l’occupazione  e che produca incentivi adeguati per spingere le persone a dotarsi delle competenze che servono per lavorare, a spostarsi là dove il lavoro c’è e manca chi lo svolga e magari ad attivarsi per creare nuove opportunità lavorative facendo crescere la torta degli occupati invece di industriarsi per tagliarla a fette più sottili.

Dicevamo problema sbagliato, ma anche risposta approssimativa. Leggiamo negli interventi di parte che i navigator sono laureati, come se questo requisito bastasse a legittimare l’utilità. Anche concentrandosi espressamente sul ruolo di mediazione culturale e di motivazione dei candidati perché un dipendente pubblico con una laurea qualsiasi che ha fatto un qualche corso di formazione dovrebbe far meglio delle numerose agenzie private che già esistono e che sono pagate in base ai risultati? 

Il tema della riqualificazione e del ri-orientamento di chi ha perduto il lavoro è cruciale, specie in un mercato asfittico e distorto come quello italiano. Quello di cui abbiamo bisogno sono regole più semplici e oneri fiscali e amministrativi meno gravosi per chi ha voglia di lavorare e dare lavoro, misure di facilitazione alla mobilità per fini lavorativi di incentivi ad una formazione concretamente orientata verso le reali esigenze del mercato del lavoro. 

Sotto il profilo dello stato sociale dobbiamo offrire sostegno a chi si trova nella fase delicata di transizione senza opprimerlo con la pressione verso occupazioni per le quali non possiede i requisiti

Dunque in attesa di una valida riforma che ancora possiamo sperare venga dal nuovo governo in carica dei Navigator resta solo il tentativo surrettizio di rispondere a un problema concreto con l’ennesima assunzione di dipendenti pubblici di dubbia utilità capaci se tutto va bene di impiegare solo se stessi.

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