Voucher, l’area liberale sottoscrive documento per il No al referendum Cgil

Voucher, l’area liberale sottoscrive documento per il No al referendum Cgil

NoiNo è il documento che si oppone al referendum promosso dalla CGIL sull’abolizione del voucher.

Di seguito, il testo integrale sottoscritto da Giuseppe Benedetto, Andrea Lorusso Caputi, Alessandro De Nicola, Davide Giacalone, Giovanni Negri, Corrado Ocone, Flavio Pasotti, Niccolò Rinaldi, Flavio Tosi e Enrico Zanetti

“Noi diciamo No al referendum promosso dalla CGIL sull’abolizione del voucher. Riteniamo infatti che il buono-lavoro sia uno strumento che offre innegabili vantaggi, specialmente in un Paese come il nostro ad elevata disoccupazione e con una prevalenza di piccole e medie imprese. Come è noto lo strumento prevede molte salvaguardie e limiti. Un massimo di 7000 euro l’anno a persona, di cui non più di 2000 per datore di lavoro; comunicazione immediata dell’attivazione all’INPS; divieto di utilizzo nei sub-appalti.

Se esaminato da un punto di vista logico, è evidente che il voucher offra flessibilità alle imprese bisognose di forza lavoro, (temporaneamente eliminando molti intralci burocratici) nonché a quella parte di popolazione che o è disoccupata oppure è pensionata, lavora part-time, riceve ammortizzatori sociali o studia. Tutti possono godere di introiti aggiuntivi e migliorare la loro posizione previdenziale ed in più i pensionati rimangono attivi, i giovani si impratichiscono col lavoro, i disoccupati (o parzialmente occupati) sfruttano al meglio il tempo a loro disposizione.

È altresì ovvio che se le imprese possono impiegare appieno le loro capacità produttive assumendo temporaneamente lavoratori, invece che rinunciarvi per le troppe difficoltà e costi, questo aumenta la ricchezza e il benessere complessivo. Si tratta di bisogni di manodopera momentanei che, se impediti, non verrebbero sostituiti da lavoro dipendente.

La logica e suffragata dall’esperienza: solo 11 2,2% di chi ha utilizzato i voucher ne ha riscosso più di 300 in un anno (l’equivalente di 40 giorni lavorativi): come si fa ad affermare che senza i voucher il datore di lavoro avrebbe assunto a tempo pieno e magari indeterminate?

Se ci sono frodi, esse non sono diverse da altre (straordinari non pagati, evasione dei versamenti contributivi, etc.) e i sindacalisti della CGIL, invece che rimanere alle loro scrivanie a stilare comunicati potrebbero rendersi utili aiutando a smascherarle, magari utilizzando quegli stessi lavoratori coi voucher come, già adesso, è loro ipocrita pratica comune.

Senza dimenticare che i dati del 2015 ci dicono che l’incidenza delle ore lavorate con i voucher è stata pari ad appena lo 0,3% del monte ore complessivo nazionale del lavoro dipendente.

L’abolizione dell’istituto non servirebbe alle imprese, ai lavoratori o ai consumatori, ma solo a riaffermare il potere politico di interdizione delle riforme, di un sindacato sempre più privo di idee e, alla lunga, di funzione.

I sottoscritti, al fine di approfondire questa ed altre tematiche liberali, si impegnano a sostenere l’iniziativa promossa dalla Fondazione Luigi Einaudi e ad adoperarsi per la buona riuscita di un incontro pubblico, avente a tema “Europa, fisco, giustizia, Idee per liberare l’Italia da populismo, statalismo, giustizialismo”, che si svolgerà il 6 maggio 2017 a Milano, a cui sin d’ora aderiscono.”

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