Da sempre sensibile al mutare del clima politico e spesso usata come strumento per continuare la lotta politica sotto altre forme, la storiografia italiana ha seguito nel secondo dopoguerra una parabola parallela a quella del quadro politico. Al sostanziale duopolio Dc-Pci è corrisposto sul piano storiografico un incremento notevole di studi riconducibili alla matrice culturale sia marxista che cattolica. In questo panorama generale, il primo ventennio postbellico – con i vari Chabod, Morandi, Maturi, De Caprariis – ha rappresentato una sorta di canto del cigno della storiografia liberale italiana, i cui spazi si sono ulteriormente ridotti dalla metà degli anni ’60 in poi, pur riuscendo ancora ad esprimere prodotti scientifici di altissimo livello grazie a studiosi del calibro di Alberto Aquarone, Rosario Romeo, Giuseppe Galasso, Ruggero Moscati – quest’ultimo presidente della Fondazione Einaudi di Roma dal 1967 al 1969.

Dal punto di vista dei contenuti, degli oggetti di studio, tutto questo si è tradotto in un fiorire di ricerche sulle culture politiche risultate maggioritarie alla fine della guerra, sui movimenti cattolico e operaio e sui rispettivi referenti politici e sindacali. L’altro lato di questa medaglia è stato il disinteresse da parte della maggior parte della storiografia per i temi attinenti al liberalismo italiano, tanto ai suoi aspetti culturali e intellettuali quanto a quelli più squisitamente politici.

In questo contesto la Fondazione Einaudi di Roma ha svolto una funzione di rilievo nel mantenere viva la presenza del liberalismo e dei liberali nel dibattito storiografico italiano, sia facendosi direttamente promotrice di progetti di ricerca e di valorizzazione del loro patrimonio storico; sia agendo indirettamente da centro propulsore e catalizzatore di iniziative editoriali e di studio che hanno poi trovato in altre sedi la loro piena realizzazione.

Si possono distinguere due fasi dell’impegno della Fondazione Einaudi nel settore della ricerca storica.
La prima potrebbe essere definita di ‘resistenza e testimonianza’ e copre grosso modo il primo ventennio di vita della Fondazione. Nata essenzialmente per concentrare la propria attività di studio sulla ‘politica’ e sulla ‘economia’, la Fondazione ha comunque sostenuto l’impegno di chi ha cercato di ricordare all’opinione pubblica e alla comunità scientifica che il liberalismo ed i liberali hanno rappresentato una parte importante della storia italiana, cercando così di resistere allo ‘strangolamento storiografico’ per opera delle tradizioni culturali e politiche risultate maggioritarie nei decenni post-bellici. Il principale protagonista di questa fase è stato Ercole Camurani, animatore dell’Istituto per la Storia del Movimento Liberale ed infaticabile collettore di fonti bibliografiche e documentarie sul liberalismo italiano e sul Pli. Autore della Bibliografia del Pli (1968), Camurani ha concentrato la sua attività in questo campo sulla ricostruzione dell’azione dei liberali italiani nella Resistenza: nel 1971, infatti, la Fondazione ha pubblicato il suo volumeIl Partito liberale nella Resistenza. Già in precedenza però Camurani aveva dato alle stampe la raccolta dedicata allaStampa clandestina liberale 1943-1945 (1968) e La delegazione Alta Italia del Pli (1970), così come per la collana di “Atti e documenti del Partito Liberale Italiano” aveva curato la ristampa anastatica di alcuni periodici del Pli del periodo resistenziale – L’Italia e il secondo Risorgimento (1969), Rinascita liberale (1969), L’avvenire liberale (1970), La libertà (1970).

È però a partire dalla fine degli anni ’90 che gli studi storici iniziano ad acquisire una posizione di primo piano nell’attività della Fondazione Einaudi. Da un lato, la fine della prima Repubblica, lo scioglimento del Pli e la scomparsa dalla scena politica di alcuni dei suoi protagonisti hanno fatto sì che la Fondazione sia divenuta un polo di attrazione per la raccolta e la conservazione di archivi personali e riconducibili al partito. Dall’altro lato, l’affidamento nel novembre del 2001 della direzione scientifica della Fondazione ad uno storico, Giovanni Orsina, ha reso possibile che l’attività in questo settore si articolasse secondo coerenti linee di sviluppo. Per quanto riguarda il patrimonio documentario direttamente riconducibile al Pli, esso consiste nell’archivio della sezione di Firenze e in quello della sezione di Caserta, nonché di una parte dell’archivio della Gioventù Liberale Italiana. A questi fondi si devono aggiungere gli archivi personali di alcuni fra i principali protagonisti della storia del Pli, a partire da quelli dei due segretari nazionali Giovanni Malagodi e Valerio Zanone, per proseguire con le carte di Giovanni Martirano, Vittorio Zincone, Gian Piero Orsello e Francesco De Lorenzo.

Con gli inventari e una selezione delle carte degli archivi storici che conserva, la Fondazione partecipa a due network: Archivi del Novecento, insieme con altre fondazioni culturali dedicate alla conservazione della memoria storica (http://www.archividelnovecento.it), e Archivi on line con il Senato della Repubblica (http://www.archivionline.senato.it/). Sempre a proposito delle fonti per la storia del Pli, la Fondazione ha compiuto tre importanti operazioni allo scopo di rendere più facilmente reperibili per gli studiosi fonti a stampa di assoluta importanza. Si è infatti provveduto a raccogliere tutti gli statuti e tutti gli atti dei Congressi e dei Consigli nazionali del Pli. Il materiale è stato completamente digitalizzato e pubblicato nel dvd-rom Il Partito Liberale nell’Italia repubblicana (2004). È stata inoltre realizzata la digitalizzazione delle annate complete della rivista Il Mondo, mentre per cura di Giovanni Farese è stato edito il Diario europeo 1950-51 di Giovanni Malagodi (Rubbettino 2011). Anche grazie alla disponibilità di questo patrimonio documentario, la Fondazione ha potuto sostenere la realizzazione di alcune importanti ricerche miranti a ricostruire e riconsiderare tanto alcune fasi cruciali della storia del Pli, quanto il ruolo che esso ha svolto in alcuni passaggi decisivi della storia repubblicana. I principali risultati di questa attività sono stati il saggio Il luogo politico del Partito Liberale nell’Italia repubblicana di Giovanni Orsina – introduzione al già menzionato dvd-rom –, il convegno del 2005Giovanni Malagodi e l’opposizione liberale al centrosinistra – i cui atti sono stati pubblicati in «Ventunesimo secolo», gennaio 2008 – e il volume di Giovanni Orsina L’alternativa liberale. Malagodi e l’opposizione al centrosinistra (Marsilio, 2010).

Non c’è stato solamente il Partito liberale italiano al centro delle attenzioni della Fondazione, ma la storia del liberalismo italiano a trecentosessanta gradi. Nella collana “Novecento liberale” hanno trovato ospitalità ricerche innovative su gli economisti liberali di inizio ’900 (Luca Tedesco, L’alternativa liberista in Italia. Crisi di fine secolo, antiprotezionismo e finanza democratica nei liberisti radicali 1898-1904, 2002), sui radicali in età giolittiana (Giovanni Orsina, Anticlericalismo e democrazia. Storia del Partito radicale in Italia e a Roma, 1901-1914, 2002), sulla battaglia antipartitocratica di Panfilo Gentile (Alberto Giordano, Contro il Regime. Panfilo Gentile e l’opposizione liberale alla partitocrazia 1945-1970, 2010), così come originali riconsiderazioni sull’evoluzione del liberalismo italiano (Antonio Jannazzo, Il liberalismo italiano del Novecento. Da Giolitti a Malagodi, 2003) e sulla figura di Benedetto Croce (Corrado Ocone, Benedetto Croce. Il liberalismo come concezione della vita, 2005).

Oltre a “Novecento liberale”, la Fondazione ha dato vita ad altre due collane: “L’albero della libertà”, dedicata alla riproposizione di classici del pensiero liberale, e “Strumenti”, dedicata alle fonti e strumenti per la ricerca storica. Tutte e tre le collane sono edite per i tipi di Rubbettino e sono state avviate nel 2002. Ad oggi i volumi editi sono rispettivamente 5, 8, 3: in totale sedici tomi in dieci anni, per una media di 1,5 all’anno. A dimostrazione dell’impegno della Fondazione in questo settore.

Tutto ciò ha fatto sì che oggi la Fondazione Einaudi sia riconosciuta come punto di riferimento imprescindibile per lo studio del Pli e del liberalismo italiano.
Lo dimostra, fra l’altro, la sua partecipazione – insieme con le fondazioni Sturzo, Spirito, Basso e Gramsci – al Comitato nazionale 1945-46 alle origini della Repubblica, istituito in occasione del sessantesimo anniversario della Liberazione con decreto del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e sotto l’alto patronato del Presidente della Repubblica. I risultati del lavoro di ricerca del Comitato sono confluiti in due importanti volumi (1945-1946 Le origini della Repubblica, vol. I Contesto internazionale e aspetti della transizione; vol. II Questione istituzionale e costruzione del sistema politico democratico, Rubbettino 2008) al cui interno la Fondazione ha curato la parte dedicata ai liberali.

Così come lo conferma il fatto che la Fondazione sia stata fra i principali ispiratori ed animatori di iniziative di ampio respiro, quali le ricerche su I liberali italiani dall’antifascismo alla Repubblica – confluite nei due omonimi volumi curati rispettivamente da Fabio Grassi Orsini e Gerardo Nicolosi (Rubbettino 2008) e da Giampietro Berti, Eugenio Capozzi e Piero Craveri (Rubbettino 2010) – e la realizzazione del Dizionario del liberalismo italiano il primo volume del quale è stato pubblicato da Rubbettino nel 2011.

Domenico Maria Bruni – Giovanni Orsina

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