Il governo inglese e l’intolleranza delle “buone cause”

Il governo inglese e l’intolleranza delle “buone cause”

Il governo inglese è costretto a intervenire per difendere il principio della libertà di parola nelle università, e arriva a prefigurare multe per gli atenei che non dovessero osservare il rispetto del diritto di parola violato da minoranze violente e prevaricatrici. È una notizia sconfortante, ma purtroppo motivata da un crescendo di intolleranza che si sta diffondendo nelle università e nei centri di ricerca culturale di tutto il mondo, e purtroppo anche in Italia.

Nell’indifferenza generale crescono i casi di intellettuali cui si impedisce di parlare nelle università, di testi manomessi per purificarli dalle scorie considerate «scorrette», di conferenze cancellate, di incontri programmati e poi saltati, di lauree honoris causa ritirate dopo aver ceduto alle intimidazioni di pattuglie.

La cosa più grave è che, invece di provocare proteste e stupore, queste manifestazioni di intolleranza vengono per lo più salutate come espressioni di vigoroso dissenso, di attaccamento alle Buone Cause, di critica intransigente a opinioni che non sono nemmeno equiparate a opinioni, ma a reati, depravazioni mentali, distorsioni morali.

Non è vero, anzi è vero il contrario: gli squadristi, i censori, i vertici accademici tremebondi e complici, insomma i nemici della libertà di parola redarguiti meritoriamente dal governo inglese vanno a caccia del pensiero dissenziente, non conforme, dissonante, anche in Italia.

Svanisce la stessa idea che la diversità culturale, il conflitto delle idee, il contrasto tra opinioni opposte sia il carburante stesso di una società liberale, di un’università in cui le persone siano addestrate a disputare sugli argomenti, non a censurare gli argomenti altrui, anche se sono argomenti odiosi.

Ed è incredibile che la censura venga motivata con l’intenzione di «proteggere» gli studenti da contenuto bollati come «offensivi». Per cui ogni lezione interrotta, ogni presentazione di libri impedita, ogni voce imbavagliata, ogni testo censurato, ogni discorso pubblico mutilato sono una sconfitta delle società liberali, la supremazia di una logica di tribù intollerante e ignorante.

E non c’è compiacimento possibile per manifestazioni che non sono di dissenso, ma dittature del consenso raggiunte attraverso la paura e la violenza. Per fortuna il governo inglese ci aiuta a ricordare quanto sia preziosa la libertà di parola.

Pierluigi Battista, “Il Corriere della Sera” 6 maggio 2018

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