Uno scossone per svegliare l’Europa

Uno scossone per svegliare l’Europa

Il grande filosofo irlandese Edmund Burke diceva che «una vigile e previdente paura è la madre della sicurezza». La crisi di governo molti sudori freddi ha infatti provocato in Europa: da qui gli articoli aggressivi della stampa estera e le dichiarazioni avventate di ministri di altri paesi e commissari della Ue.

Paura ben fondata: una grave crisi italiana si sarebbe portata (e si porterebbe) con sé non solo l’eurozona ma probabilmente tutta la Ue. Ecco perché dopo la formazione del governo il clima è cambiato, ecco allora le parole dolci di Macron verso Conte, interessato ad intrecciare una relazione speciale con l’Italia, forse ancor più che con il governo precedente, per controbilanciare Berlino. Ed ecco domenica l’intervista di Angela Merkel, prudente sulla riforma dell’eurozona (con qualche bacchettata a noi) ma più chiara sulla gestione dei migranti: l’Italia è stata lasciata sola.

Evidentemente ci voleva uno scossone come quello del governo più anti establishment e più eurocritco della moneta unica per svegliare la «bella addormentata», la Ue, per farle capire quanto la crisi che la pervada sia profonda, radicale: insanabile se non si interviene radicalmente. Negli ultimi giorni non l’hanno scritto solo i giornali inglesi pro Brexit, gongolanti di lasciare quello che per loro è una nave alla deriva. Anche testate decisamente pro europeiste,
come il «Financial Times » e il francese «Le Figaro» hanno dipinto foschi scenari in cui, senza revisioni radicali, non solo l’Euro ma la stessa Ue sono destinati ad implodere in pochi anni. E ieri il sito francese atlantico.fr, assai letto negli am bienti che contano, spiegava che Macron potrebbe essere il Gorbacëv della Ue: tutti sappiamo come è finita la sua Urss.

Dobbiamo quindi capire, al di là delle sterili contrapposizioni tra «europeisti» e «anti europeisti» (parole ormai dai vaghi significati), che chi contesta, anche rumorosamente, le regole della Ue non infrange alcun tabù, né pronuncia alcuna bestemmia, né vuole far affondare il veliero: vuole piuttosto che non finisca come il Titanic. Quanto ai decibel della voce, come abbiamo detto, è stato (e sarà ancora) necessario alzarli, perché è sempre stato cosi: l’Europa si sveglia sempre e solo quando il pericolo si fa concreto.

Colpisce che Steve Bannon e George Soros, entrambi curiosamente nei giorni scorsi in Italia, simboli del Male per contrapposte tifoserie, rappresentanti visioni, ideologie e interessi materiali contrapposti, alla fine concludano con la medesima diagnosi: la Ue è sul punto di implodere, L’Italia ne è il ventre molle, il luogo in cui si intrecciano tutte i nodi: una moneta senza governo politico, una predominanza tedesca che indebolisce la nostra economia, un «feticismo tedesco di bilancio» (parole di Macron, non di Paolo Savona) che strozza tutti, tranne il blocco del nord. E infine, forse il più importante di tutti, i migranti. Guardiamo al vicino est: i risultati delle elezioni nella piccola Slovenia, dove il Sds, appartenente al Ppe ma di chiara matrice orbaniana, è schizzato nelle urne, mentre sono stati sotterrati gli equivalenti sloveni del Pd, prima al governo.

Le cause: l’emergenza migranti. Se non si rivedono quindi in profondità le regole all’eurozona e il controllo dei confini il destino del Titanic è pronto. «Feticismo di bilancio » e migranti sono del resto cio che ha fatto prosperare, il primo soprattutto i 5 stelle, dalla crisi del 2008, il secondo la Lega, al 4% nel 2013 e ora per alcuni sondaggi vicina al 30%. Sono questi che hanno provocato il risultato del 4 marzo: di cui ancora molti non hanno colto il carattere di svolta radicale. E ora? Sarà bene per il governo continuare a tenere alta la voce. Ma accompagnandola da mosse avvedute,
ispirate alle quattro virtù cardinali, temperanza, giustizia, fortezza, prudenza.

Di fronte agli strepitii di Lega e 5 stelle, ancora in campagna elettorale perché tra poco si voterà in comuni importanti, udiamo però anche parole più ragionevoli. Sulla questione dei migranti ci vuole «buon senso», ha detto Salvini. Noi aggiungeremo: «senso com une». La questione migranti andrebbe infatti raffreddata, e affrontata il più possibile, come si sarebbe detto una volta, con approccio bipartisan.

E se la minaccia di votare contro la riforma del Trattato di Dublino qualche effetto positivo ha già sortito, l’Italia deve assolutamente cercare alleati nella Ue, e non mettersi a corteggiare quelli sbagliati. Identico ragionamento sulle riforme dell’eurozona, dove l’alleato più naturale sembra, al momento, essere proprio Macron. La forza d’urto qualche risultato sembra lo stia dando: facciamone un uso intelligente.

Marco Gervasoni, Il Messaggero 5 giugno 2018

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