Tragedia Desirée, le cause e il rimedio

Tragedia Desirée, le cause e il rimedio

Davanti a tragedie come quella di Desirée il dolore, l’incredulità e l’indignazione sono così forti da condizionare qualsiasi valutazione che aspiri alla serena obiettività. Qui non si tratta di un adulto tossicodipendente cacciatosi nel gorgo fatale degli spacciatori, dove ogni contrattazione è un rischio e ogni sostanza assunta è un potenziale veleno. Qui si tratta di una ragazzina di cui è persino blasfemo indagare le eventuali abitudini disordinate, perché solo la pietà può trovare ingresso davanti alla sua sorte dannata.

Tuttavia dobbiamo sforzarci di capire come ciò sia potuto accadere, e come, nel futuro possa essere evitato.

1. Quella miscela esplosiva

La causa prima è, naturalmente, la solita miscela esplosiva: da un lato il degrado fisico, morale ed economico delle comunità di spacciatori e dall’altro la massiccia presenza di extracomunitari irregolari. Da sempre ripetiamo che questi ultimi, senza lavoro, senza risorse e senza controlli sono destinati inevitabilmente a una sopravvivenza fondata sui reati: per molte donne lo sfruttamento della prostituzione, per gli altri i furti, le rapine e naturalmente lo spaccio. A questa constatazione, confermata peraltro dalle statistiche giudiziarie, le anime belle non hanno saputo opporre che la vaga e petulante accusa di razzismo. Una risposta ideologica ed emotiva che non solo elude il fenomeno, ma alimenta le reazioni opposte, eccitando l’intolleranza e la criminalizzazione indiscriminata. Quando poi accade la catastrofe, questa benevolenza astratta diventa sociologia convulsa e confusa. Mentre la realtà, purtroppo, è assai semplice: abbiamo migliaia di immigrati che, non sapendo come campare, finiscono per aggregarsi in comunità ad alto rischio di delitto. Se poi tra le loro mani capita una giovinetta sprovveduta, si aggiunge, come epilogo più odioso, la violenza sessuale.

2. La tolleranza dell’illegalità

E qui veniamo alla seconda causa: l’incapacità, negli anni passati, di comprendere, prevedere e gestire una situazione di cui gli episodi ieri di Macerata e oggi di Roma sono solo le conseguenze più visibili di una realtà ormai consolidata: quella della tolleranza dell’illegalità. Dietro a questa inerzia rinunciataria stanno le ragioni ufficiali del solidarismo assistenziale, ma si annida l’inconfessato proposito di evitare proteste e conflitti. Com’è infatti possibile che in una città come Roma da anni siano occupati abusivamente stabili e terreni? Com’è possibile che la politica, l’amministrazione e la stessa magistratura non si siano accorte che sono nate e prosperate vere e proprie isole extraterritoriali, dove le Forze dell’ordine non entrano e chi vi si accosta rischia la vita, come la povera Desirée? Si dirà che le occupazioni non sono tutte uguali. È questo l’errore. Lo stesso errore in cui è caduto il sindaco di Riace, e soprattutto i suoi stravaganti sostenitori, alcuni dei quali vanno per le scuole a tener lezioni sulla legalità. Perché non esiste una legalità a mezzo. La legge si rispetta e basta. Questo vale naturalmente per CasaPound, come per i centri sociali e tutte le altre forme di prevaricazione. Ma ormai persino tra alcuni giudici si è diffusa la convinzione che leggi vadano rispettate solo nei limiti in cui si adeguano alle nostre convinzioni. Ed è significativo che il Ministro dell’Interno, accorso sul luogo dell’omicidio, sia stato accusato, e non solo da alcuni esagitati lì presenti, di sciacallaggio politico, quando era il minimo che ci si potesse attendere come testimonianza di uno Stato se non proprio efficiente, almeno volonteroso.

Cosa fare?

Ed ora i rimedi. Il Ministro Salvini ha detto che manderà le ruspe. È un’espressione forse pittoresca, come è ormai tutta la nostra dialettica politica. Ma nella sua brutalità esprime un’ esigenza reale. Si dice che sarebbe più credibile se sgomberasse anche le occupazioni neofasciste. Bene: lo faccia, e lo faccia quanto prima. Ma le ruspe e gli sgomberi, a destra e sinistra, devono costituire solo il primo atto di una strategia più duratura, ferma e coerente, che ponga rimedio ad anni di sconsiderata indulgenza arrendevole. Se poi questa porterà anche i voti, ebbene, ciò dimostrerà che gli stessi cittadini la stanno aspettando da tempo.

Carlo Nordio, “Il Messaggero” 26 ottobre 2018

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