Toh, l’evasione non è esclusiva degli italiani

Toh, l’evasione non è esclusiva degli italiani

Siamo sopraffatti dalla solita storiella degli italiani super evasori, quante leggi e procedure di dettaglio ci siamo inventati per combattere questo fenomeno che in Italia sembra sempre senza controllo. Anche l’ultima finanziaria non è da meno quadruplicando (tra le proteste dei professionisti) alcune comunicazioni contabili da fornire al fisco.

A guardare bene ogni Paese è infelice a modo suo in tema di tasse. Una specie di Corte dei conti inglese (Nao) ha chiesto, questa volta non retoricamente, all’Agenzia delle entrate di Sua maestà a cosa servano i suoi 380 dipendenti assunti proprio per fare le pulci ai miliardari inglesi. Si tratterebbe di 6.500 persone che hanno un patrimonio di almeno 20 milioni di sterline. Secondo quanto risulta ai contabili inglesi, un terzo dei loro concittadini più facoltosi avrebbe occultato qualcosa al fisco, per la bellezza di circa due miliardi di euro. Non è chiaro che tipo di evasione o imperseguibile elusione sia.

La cosa certa è che la task force di Sua maestà ha beccato nessuno. Anzi, notava polemicamente in prima pagina il Daily Mail del primo novembre, negli ultimi sette anni è stato acciuffato solo un miliardario. Lo «sfortunato» si chiama Michael Shanley. Era uno dei 6 mila inglesi nelle liste di Hsbc trafugate da Henry Falciani a Ginevra e in possesso delle agenzie fiscali di mezza Europa. E per di più si trattava di una bazzecola rispetto al suo patrimonio: 400 mila euro nascosti in un conto svizzero.

In Gran Bretagna le statistiche dicono che l’evasione ammonterebbe a circa metà di quella italiana, cioè pari a 40 miliardi di euro.

In Gran Bretagna le statistiche dicono che l’evasione ammonterebbe a circa metà di quella italiana, cioè pari a 40 miliardi di euro

Le cose non andrebbero meglio negli Stati Uniti. Le statistiche ufficiali, peraltro come le nostre, sono piuttosto ballerine. Un economista originale, Edgar Feige, si è messo però di impegno e ha calcolato che negli Stati Uniti l’evasione ammonterebbe alla bellezza di 2 mila miliardi di dollari. Una cifra mostruosa: è come se un’economia grande più dell’Italia smettesse di pagare le tasse. Il nostro Pil non arriva infatti a 2 mila miliardi. A differenza di quanto gli economisti mainstream sostengono, per l’America la gran parte dell’evasione non deriverebbe dalle grandi corporation tecnologiche.

Queste certo tengono una montagna di soldi all’estero, proprio per non pagare le tasse a casa. Ma prima o poi (è già successo) arriva il condono all’americana e con una sorta di scudo fiscale si rimpatria tutto a prezzi ragionevoli. Secondo Feige l’evasione è fatta da piccoli e piccolissimi contribuenti. Una sua collega, Catherine Haskins, condusse una ricerca simile nelle conclusioni, in cui parlò di evasione delle nannies, cioè delle nostre baby sitter. Ops, come si dice in italiano?

Le tate, da una parte, i super ricchi dall’altra, in tutto il mondo il fisco, se lo si conosce, lo si evita. Non vi fate ingannare dalla frottola e dal quel leggero senso di colpa sul nostro civismo su cui campano le peggiori storture della nostra oppressione tributaria.

Ps. Nel decreto fiscale è previsto che il prossimo presidente della nuova agenzia di riscossione che sostituirà Equitalia, ma con maggiori poteri, sarà la stessa persona che guida l’Agenzia delle entrate. C’è da scommettere che Rossella Orlandi in quell’occasione farà le valigie. Vedremo se a Renzi riuscirà cambiare cavallo in corsa. O meglio fantino, trasferendo alle Entrate Ruffini, oggi apparentemente silurato da Equitalia, per sua soppressione.

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